Spose bambine
Padre Jimmy fa parte della congregazione dei Padri Bianchi e presta servizio a Tapac (a un’oretta circa da Moroto) da quasi dieci anni. È un tipo molto simpatico e disponibile, originario delle Filippine. Non c’è da meravigliarsi nel vederlo arrivare nella sede di ISP, che ha instaurato con i Padri Bianchi un bellissimo rapporto di collaborazione ed aiuto reciproci, vestito da motociclista, stile motocross, sempre indaffarato ed attivo! Scherzi a parte, Jimmy, come si fa chiamare lui, si sta davvero dedicando con passione ad alcune questioni molto critiche nella zona di Tapac, questioni comuni a un po’ tutta la regione del Karamoja. Ad esempio si batte per placare il problema dell’alcolismo, per i diritti dei minatori (le montagne del Karamoja sono molto ricche di materie prime), per la tutela dell’ambiente e in particolare della foresta di Tapac (la Elpas Forest e la popolazione che la abita, la tribù dei Tepeth), e, non ultimo, tenta di porre fine al complesso problema degli early marriages, ovvero i matrimoni combinati in giovanissima età.
Dal 2017 Padre Jimmy e i suoi colleghi stanno cercando di gestire appunto le conseguenze che derivano dai matrimoni forzati, prendendosi cura delle ragazzine che fuggono dai mariti cercando rifugio presso la Parrocchia; si contano, in questi ultimi tre anni, 36 casi di vittime di matrimoni precoci, di cui 18 riaccolte presso le famiglie di provenienza (anche se questa resta una soluzione solamente temporanea). Queste situazioni sono infatti alquanto difficili da manovrare e risolvere. I Padri Bianchi stanno tentando di spezzare il circolo vizioso che si crea a partire dalla fuga delle ragazzine dai matrimoni in cui vengono incastrate, per cercare di tornare a casa; i genitori però, i quali sono disposti a “vendere” le proprie figlie per poche mucche, le riaccolgono con le botte e queste bambine (si parla infatti della fascia 12-17 anni) cercano un modo per fuggire di nuovo tentando di trovare aiuto in polizia o presso la Parrocchia. La polizia non rappresenta assolutamente una possibilità per loro di “salvarsi”, poiché è facilmente corruttibile. La Parrocchia di Tapac, invece, si attiva e cerca supporto presso le Charity Sisters di Moroto oppure, in caso di fondi disponibili, le iscrive a scuola o a corsi professionali; non tutte, però, sono portate per la scuola e quindi si spera davvero che in quei casi la famiglia provi a capire la situazione, con l’aiuto dei Padri o di persone della comunità disposte a dare una mano, e a riaccoglierle a casa, non costringendole ad un destino non scelto da loro.
Certi racconti e testimonianze delle vittime sono così crudeli e disumani che si possono a stento immaginare, e diventano ancora più crudeli se si pensa che sono le stesse famiglie a provocare i traumi che le proprie figlie si trovano a vivere, solo ed esclusivamente per un arricchimento effimero. Il lavoro dei Padri Bianchi è senza dubbio un compito arduo: riconosciamo ed apprezziamo il loro servizio, in continuo bisogno di supporto, per offrire una vita più dignitosa alle giovani donne karimojong, schiave di mariti che non le rispettano e approfittano della loro giovane età, rovinando il loro futuro in maniera irreversibile.
Chiara Carmagnoli