“Pace è dignità, rispetto, vita”
Intervista a Michele Rondo, responsabile del Gruppo Insieme si può “Purlilium Act” di Porcia (PN)
Presentatevi brevemente.
Buongiorno, sono Michele Rondo e faccio parte del Gruppo ISP di Porcia, provincia di Pordenone, chiamato Purlilium Act. Il nostro è un gruppo di amici che 6 anni fa ha condiviso l’idea di fare del volontariato per sostenere ed aiutare i progetti voluti da ISP e seguiti da Carla Dazzi in Afghanistan.
Come vi definireste in 3 parole?
Proprio perché siamo un gruppo affiatato in cui ci prendiamo in giro definendoci reciprocamente “presidente”, nessuno ha un ruolo primario. In risposta a questa domanda mi piace definire quali sono le tre parole che ci distinguono e che accomunano nei nostri ideali: generosità, impegno e semplicità, che poi sono il modo in cui cerchiamo di fare le iniziative di divulgazione, le conferenze, gli incontri nelle scuole, le cene di raccolta fondi per i progetti che sosteniamo in Afghanistan.
Come definireste ISP in 3 parole?
Insieme si può ci ha colpito per la grande organizzazione capillarizzata sul territorio e nel mondo, per la meravigliosa trasparenza con cui gestisce la generosità delle persone, e soprattutto per la semplicità e la generosità delle persone che vi lavorano e che collaborano con noi.
Come siete entrati in contatto con ISP? Cos’ha fatto scoccare la “scintilla”?
Io ho conosciuto ISP grazie al lavoro, che mi ha messo in contatto con Carla Dazzi. Lei ha immediatamente trasmesso, prima a me e poi al Gruppo che man mano l’ha conosciuta, un entusiasmo e una concretezza nelle cose che lei in prima persona, a rischio della sua stessa vita, andava a fare: viaggi in Afghanistan a monitorare i progetti, lavoro sfinente di raccolta fondi in Italia…
È bastato poco per essere “travolti” da Carla, poi, conoscendo l’Associazione, essere conquistati prima da Piergiorgio e poi da Daniele, ma assolutamente da tutte le persone dell’ufficio. Nel corso degli anni abbiamo avuto la fortuna di ospitare numerose attiviste e di organizzare conferenze in cui abbiamo capito in quale stato di sofferenza vivono donne e bambini nel territorio afghano… Da lì non ci è servito cercare altre necessità: sapevamo che stavamo lavorando per la “nostra causa”.
Qual è stata la “benzina” che nel tempo ha alimentato il vostro coinvolgimento con ISP?
Ora sappiamo di avere la responsabilità dell’istruzione di 200 bambini e della gestione della scuola che abbiamo realizzato in Afghanistan. Inoltre stiamo aiutando nel nostro piccolo la crescita della clinica che ISP e Cisda stanno costruendo, ed è questa la nostra benzina… La responsabilità verso queste persone.
Qual è il vostro impegno attuale con l’Associazione?
Abbiamo lavorato per divulgare il problema afghano nelle scuole di Porcia e Pordenone, ed ora lo scettro di questo lavoro è stato passato direttamente a Belluno che farà un bellissimo progetto per il 2021/2022. Poi stiamo facendo delle belle serate in Friuli e in Veneto proponendo un reading letterario musicato tratto dal libro di Carla Dazzi e Cristiana Cella “Sotto un cielo di stoffa”. Proprio in questi giorni abbiamo anche partecipato insieme a Daniele e Carla all’importante Festival del Coraggio di Cervignano del Friuli. E non appena capiremo come muoverci nelle nuove norme anti Covid, ci daremo da fare per un paio di cene etniche finalizzate a finanziare i nostri progetti.
Con il Gruppo siete molto impegnati per i progetti in Afghanistan, contesto tristemente attuale…
In effetti i nostri progetti riguardano l’Afghanistan, e mai più di adesso è importante l’aiuto, seppur piccolo, di tutti noi. Il nuovo regime talebano ha portato il Paese più di 20 anni indietro nel tempo, rendendo chiara l’inutilità delle invasioni prima russa e poi americana, che hanno lasciato il Paese nelle mani di fondamentalisti religiosi che annullano la dignità delle persone, in particolar modo delle donne, e costringono un Paese nei totali abbandono e povertà.
Ora i nostri progetti passano in secondo piano, perché l’emergenza sono le persone nei campi profughi: dobbiamo aiutarli per le loro prime necessità, qui stiamo parlando di vera e propria sopravvivenza.
Cosa significa, secondo voi, la parola “pace”?
Il tema di questo numero del giornalino è la pace, e mai come in questo momento viene da pensare all’utopia di questa parola… Secondo noi, “pace” significa far sì che il fondamento e la forza propulsiva della società siano i concetti di dignità umana, di rispetto del prossimo e di sacralità della vita.
L’obiettivo 16 dell’Agenda ONU 2030 afferma: “Promuovere società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli”. Come si può contribuire a questo obiettivo molto ambizioso da persone “normali”?
Mi vengono in mente i desideri che un bambino, nel suo candore, scrive nella lettera a Babbo Natale… Che venisse esaudito! Crediamo che il cammino sia molto lungo, però crediamo anche che smontare questi sogni e ideali sia profondamente sbagliato. Non dobbiamo mai smettere di pensare che il mondo possa essere migliore, facendo i nostri piccoli gesti, i nostri piccoli sacrifici, il nostro grande lavoro con ISP, ma soprattutto le nostre piccole azioni nel vivere quotidiano, in famiglia e in comunità.
Cosa sognate per il futuro di ISP?
Per ISP vediamo un futuro immenso, perché tutte le persone belle attraggono energie positive e le tante azioni importanti fatte da tutti noi hanno permesso a persone veramente sfortunate di vivere un pochino meglio, rendendo il mondo un posto un po’ migliore.
Cosa significa, secondo voi, essere ISP?
Per noi Purliesi fare parte di un’Associazione così bella ed importante significa essere parte di un grande progetto, del quale ci sentiamo assolutamente partecipi.