Sradicare la povertà estrema? Partiamo da noi
Per sradicare la povertà estrema non servono promesse, ma azioni concrete. Partendo da noi. “Sradicare entro il 2030 la povertà estrema in tutte le sue forme e ovunque nel mondo”: questo è il primo obiettivo che i “grandi della Terra” si sono impegnati solennemente di raggiungere da qui ai prossimi 9 anni. Per non dimenticarsene lo hanno scritto in una Agenda, assieme ad altri 16 obiettivi che, una volta raggiunti, trasformeranno finalmente la Terra in un paradiso nel quale “scorrerà latte e miele per tutti”.
Tutto bene quindi. Basta avere ancora un po’ di pazienza e poi non avremo più a che fare con bambini che muoiono di fame, profughi che annegano in mare, minorenni costretti a lavorare e bambine sfruttate sessualmente. Finalmente, ovunque nel mondo, la povertà sarà non solo tagliata ma definitivamente sradicata e ci saranno cibo, acqua, istruzione, medicine, felicità per tutti, nessuno escluso.
Se qualcuno sta pensando che sono impazzito, ricordo che queste cose non le ho dette io ma le hanno promesse solennemente i “grandi della Terra”.
Comunque avete ragione. L’unica cosa certa, in realtà, è che quando si tratta di fare promesse i potenti di turno non si risparmiano mai, ma danno sempre il meglio di sé. Tra un pranzo e una cena di gala, riescono a produrre documenti bellissimi. Dopo aver denunciato con le lacrime agli occhi lo scandalo intollerabile della povertà estrema, che interessa due terzi dell’umanità, promettono solennemente di cambiare, completamente e definitivamente, la situazione. Questo giochetto delle lacrime, seguite dalle promesse, va avanti sempre uguale ormai da decenni, mentre la situazione dei più poveri nel mondo, invece che migliorare, peggiora di anno in anno.
Nel primo obiettivo di questa Agenda 2030 si parla di sradicare la povertà estrema per tutte le persone in tutto il mondo. Ma cosa si intende per povertà estrema o assoluta? Secondo i firmatari la povertà estrema è quella di una persona che vive con meno di 1,25 dollari al giorno (circa 1 euro). Definizione di per sé assurda, perché non tiene conto assolutamente del contesto sociale, economico, geografico, storico delle persone. Con questa classificazione, i 3 milioni di poveri assoluti censiti in Italia sarebbero classificati come benestanti, mentre se il nostro Reddito di Cittadinanza (dato appunto a chi vive in povertà assoluta) venisse corrisposto a un karimojong questo diventerebbe immediatamente un ricco, contando che quando gli va bene lui sì guadagna 1 euro al giorno.
Preso atto che dai “grandi” possiamo aspettarci poco o nulla, per non diventare loro complici nel perpetuare un sistema perverso che fa diventare i ricchi dei nababbi e i poveri dei miserabili, tocca a ciascuno di noi fare la propria (piccola ma determinante) parte.
Pur continuando a denunciare lo scandalo delle promesse non mantenute, la progressiva riduzione degli aiuti ai Paesi più poveri, lo spreco di cibo e di risorse e contemporaneamente l’aumento delle spese militari (23 miliardi previsti per il 2022!), noi possiamo scrivere concretamente le nostre promesse (e mantenerle) sui volti di tante persone, accendendo il loro sorriso.
Per raggiungere questo obiettivo (ben prima del 2030) dobbiamo impegnarci, 365 giorni all’anno, a vivere più sobriamente e a condividere le nostre risorse con chi risorse non ne ha. Con 1 euro al giorno (neppure l’equivalente di un caffè al bar) possiamo strappare un bambino dalle grinfie della fame, mandarlo a scuola, aiutarlo a costruire un futuro migliore per sé e per il proprio Paese. Rispetto agli 840 milioni che rimangono ogni giorno a mani vuote, un bambino salvato sembra un ben misero risultato. Invece è tutto, perché “chi salva un bambino, salva il mondo intero”. Se ognuno di noi iniziasse sradicando dalla povertà estrema la vita di un bambino, allora non servirebbero più le promesse, mai mantenute, dei “grandi”, perché ci sarebbe la prova che stiamo davvero costruendo un mondo migliore per tutti. Nessuno escluso.
Piergiorgio Da Rold