Storie di acqua, e vita
Sono nato nel 1953 e ho avuto l’acqua corrente in casa nel 1959. Fino ad allora andavo ad attingere acqua alla fontana del paese con dei secchi, trasportati poi faticosamente sulle spalle. Normalmente il sabato pomeriggio si svolgeva il rito del bagno: io e le mie sorelline finivamo tutti insieme in una tinozza piena d’acqua, dove venivamo insaponati e lavati a dovere.
Racconto questi ricordi di bambino perché oggi, nel grande cortile interno dell’orfanotrofio delle suore di Madre Teresa, che qui a Moroto accoglie al momento 55 bambini sotto i 3 anni, quel rito si sta ripetendo sotto i miei occhi tale e quale, anche se su larga scala.
Paolo, il tecnico tuttofare di “Insieme si può…”, ha appena completato con successo la riparazione del pozzo solare, fermo da un paio di giorni a causa di un (piccolo) guasto elettrico, e le suore, vista anche la mattinata di sole, si sono subito date da fare per effettuare una pulizia generale, incominciando proprio dai bambini.
Ho l’ennesima conferma di una cosa che in queste settimane di permanenza in Karamoja avevo già verificato tante volte, sia pure in modi diversi, e cioè che “l’acqua è vita”. Me lo hanno detto i sorrisi delle donne, che dopo la riparazione del pozzo, situato vicino a casa, non sono più costrette a fare anche 3-5 chilometri per procurarsi l’acqua. Me lo hanno gridato con i loro alakarà (grazie) gli abitanti di un intero villaggio, dove è stato perforato un nuovo pozzo dal quale sgorga acqua pulita e abbondante. Me lo ripetono tutti i bambini che si dissetano felici con quell’acqua proveniente dalle profondità della terra.
Un breve calcolo mi ha rivelato che nel 2021 sono stati finora 18 i nuovi pozzi perforati da ISP in altrettante scuole o comunità che erano prive di acqua potabile nelle vicinanze. Inoltre sono stati 53 i pozzi riparati dai nostri tecnici, che hanno provveduto a sostituire tubi rotti e pompe ormai fuori uso. Considerando che ogni pozzo serve mediamente almeno 200 persone, possiamo dire con grande soddisfazione che abbiamo garantito acqua pulita per bere, cucinare, lavare, ma in molti casi anche per irrigare gli orti, a oltre 14.000 persone che ne erano finora prive.
A questo risultato, davvero ragguardevole, ne vanno aggiunti però almeno altri due, altrettanto importanti: l’utilizzo di acqua pulita e in quantità sufficiente per i bisogni generali delle persone riduce, infatti, di moltissimo la diffusione di malattie intestinali a loro volta all’origine di diarree spesso mortali e di infezioni di varia gravità. Inoltre, la presenza di un pozzo funzionante nei pressi della propria abitazione si traduce per le donne e per le ragazze in una liberazione dalla schiavitù di impegnare buona parte della giornata nel difficile e faticoso compito di procurare acqua per i bisogni di tutta la famiglia.
Ma credo sia importante anche considerare i costi che Insieme si può ha affrontato finora per questo progetto: ebbene, calcolando che mediamente la perforazione di un nuovo pozzo costa 7.500 euro e la riparazione di uno fuori uso 500 euro, risulta che sono stati spesi (ma io preferisco dire investiti) circa 160.000 euro. Soldi raccolti grazie all’impegno e alla generosità di tanta gente, compresi i piccoli “Ambasciatori dell’acqua”, che hanno fatto proprio questo problema dei loro coetanei africani. Soldi spesi – anzi, investiti – bene, perché, non smetteremo mai di ripetere: l’acqua è vita!
Piergiorgio Lokirù Da Rold