Cambiamenti climatici
Riguardo ai cambiamenti climatici tutti abbiamo ben presente i danni causati da Vaia, i ghiacciai che si ritirano sulle nostre montagne, i lunghi periodi di siccità seguiti da alluvioni. Tutti poi abbiamo visto cosa succede nel mondo dove il clima sembra davvero impazzito. Per ridurre il riscaldamento globale (quasi) tutti gli Stati si sono attivati con politiche energetiche che puntano sulle rinnovabili a scapito del carbone e del petrolio.
Ma tutto questo che impatto ha in un Paese tra i più poveri al mondo come l’Uganda, alle prese con problemi enormi nel campo alimentare, sanitario ed energetico? Nonostante enormi difficoltà organizzative e una limitata libertà di aggregazione ed espressione, anche in Uganda è attivo il movimento ambientalista “Fridays for future”, fondato da Greta Thunberg: lo anima la giovane ugandese Vanessa Nakate, che oggi è una celebrità tra i suoi coetanei non solo del suo Paese.
I problemi in questione sono tanti, tutti con importanti implicazioni economiche. L’Uganda sarà a breve attraversato dal maxi oleodotto Eacop, che collegherà il lago Alberto (nord ovest dell’Uganda) con il porto di Tanga in Tanzania. Il condotto, lungo 1.400 chilometri, trasporterà il petrolio estratto in uno dei parchi più belli dell’Africa, oggi peraltro già devastato dalle trivelle e in parte chiuso ai turisti. La progressiva sottrazione di terre ai contadini per destinarle a coltivazioni intensive di frutta, verdura, fiori destinati all’esportazione sta avendo come conseguenza l’aumento della dipendenza del Paese dal cibo prodotto altrove, mettendolo ancor di più alla mercé delle ricorrenti carestie, così come sta succedendo anche in Etiopia, Somalia, Sud Sudan, Madagascar… E che dire della foresta primordiale di Mabira, costantemente minacciata dall’espandersi delle coltivazioni di canna da zucchero destinate anche alla produzione di gas etanolo?
Anche l’Uganda è stata teatro recentemente di fenomeni atmosferici estremi quali siccità prolungata seguita da temporali di incredibile intensità, che hanno provocato alluvioni devastanti. Nello scorso mese di gennaio, in visita ad un villaggio situato ai confini con il Kenya dove “Insieme si può…” ha finanziato la perforazione di un pozzo, ho visto i danni causati da un’incredibile grandinata. La gente era ancora traumatizzata perché non aveva mai visto una cosa del genere: tutto era stato maciullato da chicchi di grandine grossi come noci. Perso completamente il raccolto di mais, di fagioli, di kassawa, ma scoperchiate anche numerose case e parte della scuola elementare.
In questa situazione ci siamo posti la domanda: cosa possiamo fare in Uganda per partecipare attivamente alla lotta contro il riscaldamento climatico? “Insieme si può…” da molti anni è impegnata a dotare le scuole di cucine a risparmio energetico e a distribuire stufe familiari con l’obiettivo di ridurre il consumo di legna e quindi il taglio di alberi. Inoltre stiamo portando avanti progetti per la piantumazione di alberi da frutta e da legna in territori che per troppo tempo hanno subito solo un taglio indiscriminato.
Piergiorgio Lubega Da Rold