“Alziamoci” per i nostri Obiettivi!

Intervista ad Anna Della Lucia, membro del Gruppo ISP Stand Up e del Coordinamento di Insieme si può, che ci racconta come, nel 2010, è nato questo Gruppo di giovani bellunesi sulla spinta degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio 2015 e di cosa sia significato e significhi, secondo lei, tradurre nel quotidiano questi intenti globali, ora confluiti nell’Agenda ONU 2030. E pensare che questa spinta ad “alzarsi” e impegnarsi è partita da una giornata passata a mangiare solo riso…

 

Presentati brevemente.
Ho 30 anni, sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche con un Master in Diritti Umani, ora lavoro per un ente religioso e seguo progetti per promuovere un volontariato inclusivo e accessibile. Faccio volontariato anche nel tempo libero, con Insieme si può e gli Scout.

Come ti definiresti in 3 parole?
Sono una persona attenta, impegnata e collaborativa.

Come definiresti ISP in 3 parole?
Scelta, cammino, perseveranza.

Come sei entrata in contatto con ISP?
Fin da piccola ho conosciuto Insieme si può partecipando agli incontri, alle feste e alle varie iniziative dell’Associazione, aderendo insieme alla mia famiglia. La mia scelta personale e consapevole “da adulta” è avvenuta nel 2010, quando con alcuni amici abbiamo deciso di fondare il Gruppo ISP Stand Up e diventare protagonisti, promotori di azioni in prima persona.

Cos’ha fatto scoccare questa “scintilla”?
Un episodio ben preciso in realtà: nel 2010, durante un’escursione in montagna di più giornate, per un intero giorno i nostri capi scout ci hanno fatto mangiare solo riso. Arrabbiati, abbiamo chiesto spiegazioni e in risposta abbiamo ricevuto una testimonianza di due membri di Insieme si può, che ci hanno spiegato come quella situazione fosse la normalità per molti bambini e ragazzi in altre parti del mondo, che in alcuni casi non avevano neanche quel riso che avevamo mangiato noi. Hanno fatto un richiamo agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio 2015 e ci hanno chiesto se eravamo disponibili a metterci in gioco. La rabbia, l’indignazione, lo sgomento che ho provato, e con me i miei compagni di viaggio e amici, ci hanno spinto a fare un passo in più, e così abbiamo deciso di formare un Gruppo ISP e chiamarlo come il movimento internazionale “Stand up! Take action!” che in quegli anni si occupava di tenere alta l’attenzione proprio sugli Obiettivi del Millennio.

Qual è stata la “benzina” che nel tempo ha alimentato il tuo coinvolgimento con l’Associazione?
Per me la “benzina” è la condivisione delle scelte, il fatto di sentire che non si è soli a impegnarsi per alcuni obiettivi e che quindi diventa possibile riuscire a fare la differenza, qui e nel mondo. ISP è una rete che si muove, si rinforza, si rinnova verso una direzione condivisa.
Penso ad esempio al torneo Stand Up in memoria di don Francesco Cassol, esempio di vera concretizzazione delle scelte fatte: nato come torneo di calcio tra amici, negli anni è diventata una manifestazione sempre più importante per i giovani bellunesi, non solo per l’attenzione
portata sui progetti di ISP (tutto il ricavato è sempre andato a sostegno di “Disabilità non è inabilità” in Uganda), ma anche per la sostenibilità ambientale e il menù composto da prodotti del commercio equo e di aziende locali. Che emozione nel 2015, quando sono andata in Uganda e ho visto quanto fatto con il ricavato del torneo per i bambini e i ragazzi disabili di Gulu!

Qual è il tuo impegno attuale con l’Associazione?
Oltre al Gruppo Stand Up, faccio parte del Coordinamento di ISP, seguo il percorso di accompagnamento dei volontari che partono per l’estero insieme a Edy, e tengo anche alcuni incontri di formazione, in particolare sull’acqua (con il progetto Ambasciatori dell’Acqua) e sul commercio equo-solidale.

Il Gruppo Stand Up è nato sulla spinta degli Obiettivi del Millennio 2015, ora confluiti nell’Agenda ONU 2030, quindi parliamo di intenti al più alto livello globale. Cosa significa per voi e come può ogni persona nella sua individualità “fare la propria parte” per contribuire a raggiungere questi Obiettivi?
All’inizio, con il Gruppo, abbiamo fatto alcuni flash mob  in luoghi pubblici proprio per ricordare che ognuno può fare la differenza e tradurre nella propria quotidianità quelli che apparentemente sembrano traguardi distanti. Gli Obiettivi devono essere il motore per promuovere una coscienza critica, per “alzarsi” e provare a raggiungere ogni giorno quello in cui crediamo: insieme dobbiamo creare modelli veramente sostenibili, avere comportamenti credibili, coerenti, dando contenuto alle parole.

L’Agenda ONU 2030: stimolo, utopia o… Cos’altro?
Per me è una direzione a cui tendere, con la consapevolezza che la strada è lunga, ma prima o poi bisogna incamminarsi e iniziare il percorso, per quanto difficile.

In tutto ciò, quale l’impegno dei giovani?
Le nuove generazioni non hanno meno voglia o sensibilità delle precedenti, è cambiato il contesto sociale: gli stimoli oggi sono tanti, è difficile mantenere l’impegno continuativo, bisogna rinnovare i linguaggi e adeguarli ai tempi, far sentire ognuno protagonista ma anche parte di un gruppo, così da rafforzare il concetto di “fare fatica, ma insieme”, che secondo me è la chiave per il coinvolgimento dei più giovani, a cui bisogna anche però avere il coraggio di affidare nuovi spazi.

Cosa sogni per il futuro di ISP?
Sogno che non ci sia più bisogno di fare formazione su certe tematiche universali come la libertà, la giustizia, i diritti umani, perché vorrebbe dire che c’è stato un cambiamento di coscienza generale e che questi temi saranno diventati “scontati”. E poi che sempre più persone scelgano di impegnarsi continuativamente con l’Associazione.

Cosa significa, secondo te, essere ISP?
Vivere la Storia prendendosi cura di ogni storia.