Il 2022 si era chiuso…
Il 2022 si era chiuso con un video, inviatomi da Padre Pavlo, che documentava i devastanti effetti di un missile russo piovuto in centro a Kiev nelle vicinanze del condominio dove vive con i suoi tre confratelli e dove ero stato ospitato una settimana prima durante il mio viaggio in Ucraina, di cui vi racconto nelle prossime pagine. A dimostrazione che per la guerra non esiste un calendario, ma ogni giorno è uguale a sé stesso, i primi giorni dell’anno hanno visto bombe piovere su Kherson e su molte altre città ucraine, di fatto ridotte ormai a un cumulo di macerie.
Il 2023 è iniziato con pessime notizie provenienti anche da Afghanistan, Siria, Yemen, Congo, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Etiopia, Myanmar, Iran… Confermando il fatto, più volte denunciato da Papa Francesco, che nel mondo è in corso “la terza guerra mondiale, sia pure a pezzi”. A tal proposito va sottolineato che la guerra in Ucraina ci interessa di più, rispetto a tante altre che durano da decenni e causano molte più vittime, perché sta colpendo direttamente anche noi con l’aumento dei prezzi e l’insicurezza dovuta alla minaccia russa dell’uso di armi atomiche.
A fomentare, alimentare, giustificare questa scia di morti, di distruzione, di odio, sono sempre motivazioni di natura economica, territoriale, etnica, religiosa, che la guerra contribuisce poi ad aggravare (pensiamo solo alla devastazione del territorio ucraino, alle sempre più ingenti risorse destinate alle armi, all’aggravarsi della crisi alimentare mondiale per il blocco della vendita del grano, all’aumento dei carburanti che mette in ginocchio le economie di interi Paesi…).
Di fronte a tutto questo possiamo:
1) ignorare semplicemente il problema della guerra, della disuguaglianza, dello sfruttamento, nella convinzione che “tanto non si può far nulla”, che “le guerre sono sempre esistite”, che “se vogliono ammazzarsi tra di loro, facciano pure!”;
2) partecipare attivamente alla costruzione di un mondo migliore, dove regni la giustizia e la pace.
Nella prima opzione, in realtà si sceglie di stare dalla parte del più forte, di chi già vive nell’abbondanza, chiudendo gli occhi sul fatto che questa abbondanza è frutto anche di sanguinose guerre e di una sempre più grande ingiustizia sociale che ci colloca dalla parte dei ricchi e degli sfruttatori.
Nella seconda si fa proprio il sogno, che diventa però impegno concreto, di garantire a tutti cibo, acqua, istruzione, salute… Così come li abbiamo noi.
Partendo dal presupposto che guerra, odio, divisione, sfruttamento, sono un veleno che intossica l’umanità, tutti possiamo contribuire a peggiorare la situazione attraverso parole, giudizi, comportamenti egoistici, sprechi, oppure a migliorarla diffondendo attorno a noi molecole di pace, di condivisione, di accoglienza, di perdono.
Ricordiamoci infine che gli effetti del nostro comportamento saranno molto più grandi se le cose le faremo “insieme”. Nel male così come nel bene. Perché “insieme si può…”.
Piergiorgio Da Rold