Il Sostegno a Distanza in…Uganda
Tutti noi di “Insieme si può…” da sempre abbiamo sentito parlare dell’Uganda: dai racconti di Piergiorgio, dalle testimonianze dei volontari dopo un viaggio, dalle storie dei collaboratori che ogni giorno vivono quel Paese. Nel 2017, quando mi è stato proposto di andare in Uganda per visitare i progetti portati avanti da ISP e conoscere da vicino alcuni dei partner e referenti del Sostegno a Distanza, ho provato emozioni contrastanti. Da un lato non vedevo l’ora di partire e conoscere finalmente quella parte di mondo di cui avevo tanto sentito parlare, dall’altro avevo timore per quello che avrei visto. Non sapevo se ero pronta a toccare con mano quello che Piergiorgio raccontava dei suoi viaggi, i bambini con la pancia gonfia perché denutriti, le giovani donne che percorrono chilometri e chilometri con una tanica gialla piena d’acqua sulla testa o le baracche di fango e lamiera nello slum a fianco delle quali scorrono rivoli di fogne a cielo aperto.
Il primo impatto con l’Uganda è avvenuto un paio di giorni dopo il nostro arrivo, quando ci hanno accompagnati all’interno di uno degli slum più grandi della capitale. Quello che sicuramente mi ha colpito di più è stato lo sguardo dei bambini: alcuni erano curiosi, altri stupiti e altri ancora intimoriti dalla nostra presenza. Purtroppo, le condizioni di vita all’interno di quel luogo lasciano senza parole e spingono a chiedersi come sia possibile che un essere umano viva in una stanza di 10 metri quadrati, senza finestre, fatta di fango e con le fogne che scorrono davanti all’entrata.
Ma proprio all’interno di quello slum si trova una scuola speciale: Our Lady Consolata School. Sarah e Hellen sono due maestre che all’inizio degli anni ’90 hanno aperto una piccola scuola che ospitava una trentina di bambini; ora sono oltre 150 ed è in continua espansione. Il giorno in cui siamo andati a visitarla non abbiamo fatto in tempo ad entrare dal cancello che già si sentivano la musica e i canti dei bambini pronti ad accoglierci. Appena scesi dalla jeep è iniziato lo spettacolo: dopo aver cantato insieme l’inno ugandese, quello italiano e quello della scuola, ogni classe si è esibita per noi con canti e balli lasciandoci senza parole.
La sensibilità di queste due donne e l’impegno nel loro lavoro ha reso questo progetto il simbolo del Sostegno a Distanza in Uganda: il loro amore per i bambini e per la loro istruzione è fondamentale per donargli concretamente l’opportunità di un futuro migliore.
Mariaclara Luongo – Responsabile progetti di Sostegno a Distanza di “Insieme si può…”