Una nuova sfida
Mi ritrovo (volutamente) in Uganda per quello che è il mio 51esimo viaggio nel Paese chiamato anche “La perla dell’Africa”. Un’infinità di cose sono cambiate dal mese di luglio del 1982, quando scendevo da quel malandato aereo Boeing 707 dell’Uganda Airlines, che poco tempo dopo, infatti, si sarebbe schiantato sulla pista di Fiumicino.
Ora le strade sono per lo più asfaltate, anche se costantemente intasate da un traffico pazzesco. Ora c’è mediamente un distributore ogni 200 metri, soprattutto a beneficio degli autisti dei matatu (pulmini) – sempre stracarichi di passeggeri – e dei boda boda (mototaxi), che fanno non più di 3-5 litri di benzina alla volta perché non hanno i soldi per pagarne di più. Ora ci sono centri commerciali grandi come i nostri, che vendono la stessa merce e allo stesso prezzo.
A pochi passi dai negozi alla moda, però, ci sono le baracche di fango e lamiera, abitate da chi cerca di (soprav)vivere con l’equivalente di 1 euro al giorno: un benessere che stride ancora di più con un malessere ancora troppo diffuso, e spesso ignorato e negato. Ancora una volta mi si ripresenta la non facile sfida di riuscire a passare:
dal guardare al vedere,
dal giudicare al comprendere,
dall’indifferenza all’azione per cambiare le cose.
Mi guida idealmente la seguente impegnativa provocazione lanciatami dalla giornalista di Avvenire Marina Corradi.
Piergiorgio Da Rold