La Pace è la condizione più intelligente

Con Raffaele Crocco, giornalista e inviato in diverse zone di guerra, fondatore di riviste di riferimento sulla tematica tra cui l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, parliamo di Pace, con la P maiuscola: il significato concreto che dà a questa parola e la convinzione che debba essere fondamento di un modello sociale a cui tutti possono contribuire in quanto cittadini attivi, perché realizzare questo modello significa evolvere veramente come genere umano.

Presentati brevemente.
Sono un giornalista viaggiatore, da molti anni, che si è occupato molto di guerra sul campo come inviato per giornali e televisioni: vedendo la guerra con i miei occhi mi sono reso sempre più conto che deve essere una dimensione il più marginale possibile nella storia dell’umanità. Ho fondato varie riviste che si occupano di guerra e pace, tra cui il quotidiano online Peacereporter con Gino Strada nel 2003, e l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009, che esce annualmente anche in versione stampata e a cui sono collegati due siti internet in italiano e in inglese aggiornati quotidianamente, per dare un’informazione il più possibile completa; svolgo anche incontri di formazione con le scuole e la cittadinanza.

Come ti definiresti in tre parole?
Curioso, nomade, leale.

Come definiresti ISP in tre parole?
Indispensabile, curiosa, disponibile.

Come hai conosciuto ISP?
Ormai da diversi anni vengo nel Bellunese per fare incontri con le scuole e la cittadinanza, occasioni nelle quali ho conosciuto e iniziato a collaborare con l’Associazione.

Questo mese parliamo di Pace, con la P maiuscola. Da giornalista, inviato in zone di guerra e fondatore di riviste di riferimento su questa tematica, che significato dai a questa parola?
Un significato molto concreto: la Pace non deve essere un’idealizzazione ma un tentativo reale di costruire un modello sociale basato su di essa, in cui le persone abbiano gli strumenti per questa costruzione e si creino situazioni di dialogo. La Pace è la condizione più intelligente per il genere umano, e realizzarla significa soprattutto riscoprire la nostra intelligenza, è veramente strumento essenziale per l’evoluzione dell’umanità.

Qual è la “scintilla” che ha acceso in te la volontà di occuparti di questi argomenti?
L’esperienza sul campo, il vedere la guerra e le sue conseguenze. Io non sono cresciuto in un’epoca pacifista, ho scelto io di militare nel campo di chi vuole eliminare la guerra perché ho visto la stupidità delle guerre e ho capito l’importanza delle scelte concrete, politiche nel senso ampio della parola.

E quale invece la “benzina” che nel tempo ha tenuto vivo e fatto proseguire questo tuo impegno?
Mi ritengo privilegiato perché svolgo la professione che amo, che mi dà la possibilità di conoscere, scoprire e imparare, e questa passione per il mio lavoro è una benzina inesauribile che genera un impegno inesauribile.

Al giorno d’oggi, quanto è realistico il “rischio” di parlare molto di Pace – a vari livelli e anche nei contesti più disparati – ma che questo resti solo un discorso, non seguito da azioni?
Il rischio esiste finché si pensa alla Pace in senso romantico; dobbiamo invece trasformare questo “rischio” in un’azione politica quotidiana, che non significa necessariamente aderire a un partito politico, ma mettere in campo azioni per creare una Pace strutturale e strutturata nel mondo. La Pace non può essere una condizione elitaria, ma deve essere di tutti e per tutti.

Un altro “rischio” è di delegare la questione perché si ritiene troppo grande rispetto alla capacità della singola persona di incidere. Come può ognuno di noi agire per contribuire a cambiare le cose?
Se ci pensiamo, è molto più solo chi parla di guerra di chi parla di pace: dobbiamo però smettere di pensare alla politica come a qualcosa di staccato da noi, dobbiamo migliorare il nostro rapporto con la democrazia perché noi siamo le nostre istituzioni, dobbiamo riappropriarci delle strade e delle piazze come luoghi di dialogo e di comunità, non rinchiuderci nelle nostre case.

Quanto invece sono importanti la corretta informazione e l’approfondimento?
Ognuno di noi come cittadino deve sostenerli e permettere che si diffondano, la qualità dell’informazione fatta dai bravi giornalisti deve essere conservata dai cittadini, che non devono essere pigri e aspettare che le notizie gli cadano addosso, ma devono rimboccarsi le maniche: supportare la corretta informazione è un atto di cittadinanza attiva.

Cosa ti auguri per il futuro?
Il mio augurio è che come cittadini riprendiamo a lottare per conquistare e riconquistare la cittadinanza attiva, che non ci chiudiamo nel pessimismo e nell’indifferenza.

Per concludere, cosa significa per te essere ISP?
Essere con persone che condividono il modo di intendere la vita, con amici con cui costruire le cose, con cui si capisce che si può fare qualcosa di buono insieme, e tutto questo diventa stimolo per continuare a crederci.