Morte per fame: voi cosa fareste?

Facendo un po’ di zapping tra i canali televisivi balza subito all’occhio che uno dei temi più popolari è il cibo. Sono decine i programmi nei quali si insegna a cucinare, ci sono gare tra cuochi e competizioni tra ristoranti in Italia e all’estero, oltre a un gran numero di programmi che propongono diete di ogni tipo per perdere parte del peso acquisito. Che il cibo sia un problema lo dimostra il fatto che in Italia le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni. Di questi, 6 milioni rappresentano i soggetti obesi, corrispondenti al 12% dell’intera popolazione; parallelamente, sono oltre 5 milioni le persone che fanno fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. A completare il quadro c’è anche un altro dato: ogni giorno il cibo gettato in discarica potrebbe sfamare 40 milioni di persone.

Se però allarghiamo l’orizzonte, il “problema alimentazione” assume dimensioni ancora più grandi. Le Agenzie ONU (FAO, UNICEF, ACNUR) ci dicono che nel mondo ci sono oltre 800 milioni di persone sottoalimentate e più del doppio (1,7 miliardi) sovrappeso. Sarebbero oggi 100 milioni le persone direttamente minacciate dalla morte per fame e oltre 20.000 i bambini che muoiono ogni giorno, nonostante una disponibilità di cibo che potrebbe alimentare tranquillamente 12 miliardi di persone. Purtroppo guerre, carestie, migrazioni – ma anche scandalosi sprechi e vergognose speculazioni economiche – allontanano sempre di più l’obiettivo “fame zero” che l’umanità si è fissata per il 2030.

Mi rendo conto che queste cose sono state scritte e denunciate infinite volte e che oggi nessuno onestamente può dire di non sapere. Ma allora perché in questi anni non si è fatto (quasi) nulla per risolvere il problema? Perché oggi non si fa nulla e il dramma-scandalo della fame continua ad essere ignorato da (quasi) tutti? Io credo che per chi non si è mai trovato a vivere direttamente il dramma della fame, o non ne ha mai visto direttamente le conseguenze, sia quasi impossibile credere che oggi, con l’infinita abbondanza alimentare a nostra disposizione, ci sia qualcuno che non mangia da giorni. Come credere davvero alla storia di una mamma ugandese di due gemelli, che avendo poco latte decide di allattare uno solo dei suoi bambini, perché almeno lui possa continuare a vivere? Eppure io nel nord Uganda ho assistito a una scena simile, e ho visto una suora piangere di gioia alla vista del latte che gli avevamo portato, dato che da due giorni ai bambini malnutriti veniva dato solo una tazza di the con lo zucchero.

Oggi, dopo aver letto su Avvenire l’ennesimo appello per combattere la morte per fame in Africa, ho deciso di lanciarvi una forte provocazione con l’intento non di colpevolizzarvi (so che molti di voi sono già fortemente impegnati in vari modi a favore dei più poveri), ma di coinvolgervi ancor di più in questa vitale guerra alla fame che “Insieme si può…” porta avanti da quarant’anni. Vi invito quindi a mettervi per un momento nei panni della suora responsabile di un centro nutrizionale dove sono ricoverati 30 bambini gravemente malnutriti. A causa di vari fattori vi trovate con sole 30 dosi di latte in polvere e non avete nessuna garanzia che altro latte arrivi nei prossimi giorni. Dovete decidere cosa fare e avete sostanzialmente queste opzioni:

  1. domani alimentate tutti i bambini. Pro/contro: tutti i bambini mangeranno domani, ma nessuno lo farà nei prossimi giorni.
  2. domani alimentate 3 bambini (o un altro numero a vostra scelta). Pro/contro: a 3 bambini verrà garantita l’alimentazione per 10 giorni, ma non ce ne sarà per gli altri 27 che manderete via dal centro.

Purtroppo oggi in Uganda, Sud Sudan, Etiopia, Siria, Gaza, Haiti… qualcuno dovrà prendere questa decisione.

Piergiorgio Da Rold