#salute: Est Afghanistan

Storie dell’altro mondo

 

Ci sono luoghi del mondo dove il diritto alla salute e alle cure mediche non solo non è un diritto, ma è un’utopia. Uno di questi luoghi è l’Afghanistan. Un Paese fragile, con una situazione politica alquanto instabile e la maggioranza della popolazione in stato di forte indigenza. Data la vicinanza con il focolaio dell’Iran, anche qui è arrivato il Coronavirus a colpire le già vulnerabili comunità, oltre ai potenziali drammi umanitari nei campi profughi dentro al Paese e negli Stati limitrofi, già normalmente in situazioni igienico-sanitarie disastrose.

Accanto alle difficoltà nel procurarsi il sostentamento dovute alle restrizioni nei movimenti delle persone, in Afghanistan questa pandemia sta riportando alla luce l’enorme problema di un sistema sanitario debole, quando non inesistente in alcune parti del Paese, che il virus rischia di far collassare.

Pensiamo ad esempio alla zona dove da poco più di un anno stiamo sostenendo il progetto della costruzione di una clinica, vicino alla scuola dove si svolge anche un’altra nostra iniziativa, quella dei corsi di alfabetizzazione per le donne. In questa piccola comunità nell’est dell’Afghanistan, tra le più isolate e povere della provincia, la situazione sanitaria è disastrosa. I tassi di mortalità materna ed infantile sono tra i più alti al mondo: basti pensare che un bambino su dieci muore prima di raggiungere i cinque anni.

Nell’area non ci sono né ospedali né cliniche, nemmeno per le cure di base. In quest’area si muore spesso di complicanze del parto, o per malattie facilmente curabili, aggravate dalla totale mancanza di educazione sulle norme igieniche e di prevenzione.

L’idea è quella che, oltre ad un presidio strettamente medico, la clinica sia anche il luogo dove si volgeranno incontri di educazione sanitaria (gravidanza, accudimento dei figli, norme igieniche, violenza domestica…), rivolti soprattutto alle donne.
A questi si aggiungeranno l’organizzazione di riunioni aperte a tutta la comunità su diversi argomenti legati al benessere comune e la realizzazione di materiali per diffondere consapevolezza sui temi sopra descritti. Le cure saranno offerte gratuitamente per i pazienti, così da permettere a chiunque di accedervi, in particolare donne di ogni età e bambini, le categorie più esposte e vulnerabili.

È chiaro che, oggi, nel contesto di una pandemia mondiale ancora lontana dall’essere risolta, questa comunità sta soffrendo per la totale impossibilità nell’accesso alle cure medico-sanitarie. Quello che possiamo fare è continuare a portare avanti il progetto della clinica, per far sì che quell’utopia si trasformi quanto prima in realtà.