Intervista a Matteo: 1 Festa, ISP 2.0, 24 ore
“Il coinvolgimento e l’impegno con l’associazione sono maturati nel tempo, insieme a me”.
Matteo De Bona ha 25 anni, abita a Belluno e nell’inverno 2018 ha fondato, insieme ad altri ragazzi e ragazze su per giù suoi coetanei, il Gruppo ISP 2.0, il gruppo di “giovani adulti” dell’associazione insieme a Stand Up. Podista, da sempre appassionato di natura e delle montagne bellunesi, a brevissimo si laureerà in Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo a Bologna.
Ciao Matteo, anche se a distanza. Dobbiamo intervistarti online a causa di questa pandemia…
Purtroppo sì, anche se ormai ci ho fatto l’abitudine. Anzi, sono contento di collegarmi per una volta e non dover parlare di esami, tesi e università.
Iniziamo sempre con le tre parole: tre parole per te.
Curioso, sognatore, ma anche realista… Anche se capisco che le ultime due possano sembrare un po’ contraddittorie, è che sono fatto così!
E tre parole per Insieme si può?
Persone, aiuto, realtà. Secondo me la cosa più bella è che si percepisce di essere in una realtà fatta di persone per le persone, e che ci si sente considerati.
Come hai conosciuto l’associazione?
Negli ultimi anni delle elementari, alcuni compagni di scuola mi hanno coinvolto nella Festa del Pesce di Cusighe. All’inizio facevo i caffè, poi ho aiutato come cameriere: mi piaceva un sacco, ma lo vedevo più quasi come un “lavoro” che si concludeva una volta finita la festa e riprendeva l’anno successivo.
Crescendo, invece, ho pian piano realizzato che c’era ben altro oltre al servizio ai tavoli. Ho capito che era anche una grande occasione di solidarietà che andava avanti ben oltre quel fine settimana. Si è formato un nuovo gruppo di amici motivati che credevano in una causa precisa.
Qual è il tuo impegno attuale?
Sono il responsabile del Gruppo ISP 2.0. L’idea era quella di continuare con Insieme si può per tutto l’anno e non solo nel periodo della Festa del Pesce, mettendo in campo anche azioni un po’ diverse dal solito, con un approccio “giovane”.
Questo si è concretizzato nella nostra prima grande iniziativa l’anno scorso, la partecipazione della squadra di Insieme si può alla 24 ore di San Martino. In realtà già da un po’ si scherzava su questa cosa con gli altri ragazzi, poi ci siamo resi conto che non ci mancava niente per realizzarla sul serio e ci siamo buttati. È stato un ottimo risultato come prima volta! Abbiamo messo cuore e soprattutto gambe per un progetto di agroforestazione in Karamoja.
Hai già raccontato diversi episodi legati a ISP, ma…
Non posso non parlare del viaggio in Brasile che ho fatto a giugno 2019 con Edy, Anna e Mariaclara. Ero già stato in Brasile, da ragazzino e per altri motivi, ma mi ero comunque ripromesso di tornarci. Quando sono sceso dall’aereo è stato incredibile! E il libro che ne è scaturito, “Quella foto mai scattata”, è uno spettacolo.
Come vedi il futuro dell’associazione?
Da un lato mi auguro una crescita, e che si riesca ad avvicinare nuove persone motivate. Dall’altro però anche una continuità, che ISP continui a fare bene quello che sa fare bene nel “piccolo”.
Cosa significa secondo te essere Insieme si può?
Crederci veramente, tirarsi su le maniche per fare la propria parte.