Cosa può una nave?

Un vecchio rimorchiatore del ‘72 scovato ad Augusta in Sicilia. Riadattato per le operazioni di ricerca e soccorso, in gergo search and rescue (spesso abbreviato con l’acronimo SAR), ossia l’insieme di operazioni di salvataggio, l’accoglienza, il triage e le prime cure mediche, condotte da personale addestrato a tale scopo e l’impiego di specifici mezzi navali (aerei o terrestri) volti alla salvaguardia della vita umana in particolari situazioni di pericolo e ambienti ostili (mare, montagna, terra).

Tre container, 2 bagni chimici, 2 RIB (rigid-hulled inflatable boat) gommoni a scafo rigido messi in acqua dalla gru gialla, una sala comandi con sistemi tradizionali e di ultima generazione, una sala macchine, una cambusa e cuccette sufficienti a ospitare gli undici membri dell’equipaggio. Una barca a vela d’appoggio. La triplice missione: salvare vite umane, denunciare e testimoniare quello che accade nel Mediterraneo centrale.

Là sopra, dove si incontrano anime e non solo corpi, un mondo in travaglio permanente dove la parte irrazionale vince su tutto: “prima si salva e poi si riflette”, in nome del verbo “salvare”, splagchnizomai (usato dagli evangelisti per 12 volte nel Nuovo Testamento) che ha alla base proprio gli splagchna, non soltanto le viscere materne (dove ha sede la compassione), ma anche la capacità generativa del padre.

Qui, sulla piattaforma per il salvataggio di migranti nel Mediterraneo, la crisi spirituale è all’ordine del giorno ma c’è un grande alleato, Papa Francesco, che proprio un anno fa, in occasione della Pasqua, aveva risposto a una lettera di Mediterranea Saving Humans con un messaggio, ora pubblico, a uno dei capi missione: “Grazie per tutto quello che fate. Vorrei dirvi che sono a disposizione per dare una mano sempre. Contate su di me”.

Sia in mare che in terra, invece, vi è una continua ricerca di un rapporto con una comunità viva e attiva, inqueta, che sui temi delle migrazioni e dei migranti si interroga e si divide, che discute e confligge sulla complessità delle questioni umane e politiche; che intreccia nodi per costruire reti e mettere in relazione persone, dati e risorse. Laddove esistono elementi, i Diritti Umani, più forti dei dogmi.

Un nome: Mar Jonio.  La prima nave di una ONG con bandiera italiana. La prima nave con un cappellano a bordo. Dal 2019 il salvataggio di 374 vite umane e indirettamente di molte altre. Questo quello che una nave può… Questa nave ora aspetta di ripartire da Venezia alla volta del Mediterraneo, alla volta delle partenze verso un futuro migliore.
Per approfondire: https://mediterranearescue.org/

Federica De Carli