40 anni di solidarietà
“Insieme si può…” è nata e si è sviluppata avendo come scopo la costruzione di un mondo migliore, più giusto e solidale. Nei mesi scorsi già abbiamo parlato dell’impegno per garantire cibo, acqua, scuola, salute, assistenza umanitaria in occasione di guerre, terremoti, alluvioni, al maggior numero possibile di persone in decine e decine di Paesi diversi. Da sempre, però, ci sono delle persone bisognose che hanno ricevuto un’attenzione particolare, proprio perché considerate “ultime tra gli ultimi”. La nostra solidarietà si è concretizzata a favore dei disabili abbandonati e esclusi dalla società (in copertina la foto della prima carrozzina donata da ISP in Uganda, ndr), dei lebbrosi cacciati dai villaggi per paura del contagio, dei carcerati rinchiusi in prigioni disumane, degli anziani soli e abbandonati, delle donne schiave di società dominate dai maschi e di religioni che le considerano meno di niente.
In questi 40 anni sono stati davvero tanti i progetti realizzati a favore dei disabili in Uganda, Madagascar, Congo, Rwanda, Brasile… ; dei carcerati in Madagascar, Uganda, Congo… ; degli anziani in Brasile, Madagascar… ; degli ammalati terminali di AIDS in Uganda; delle donne, in particolare in Afghanistan ma anche in molti altri Paesi. Quasi sempre operare a favore di questi “ultimi” non è stato semplice, a partire dalla raccolta dei fondi. Infatti, se è relativamente facile trovare chi ti aiuta per combattere la fame di un bambino malnutrito o perforare un pozzo d’acqua per chi è costretto a bere da una putrida fossa, più difficile è convincere qualcuno a spendere anche ingenti somme per un singolo disabile o per garantire a dei carcerati un ambiente quantomeno umano in cui scontare la pena. Personalmente posso testimoniare, però, che le soddisfazioni più grandi le ho vissute proprio in queste situazioni: tra gli orfani e i disabili di Kiwanga (Teresona, Henry, Charles, Senfuka, Isabell…), che ancora oggi considero parte della mia vita; nell’incontro davvero drammatico con i ragazzi rinchiusi nel carcere minorile di Majanga, in Madagascar, per i quali abbiamo rinnovato completamente i dormitori; con le donne, tra cui molte minorenni, vittime dell’AIDS, con cui abbiamo avviato una cooperativa, che ben presto le ha rese indipendenti attraverso la realizzazione di bellissime collane di carta riciclata e altri oggetti di artigianato.
Piergiorgio Da Rold