Costruire ponti per un mondo migliore
Prendo spunto dalle infinite polemiche nate attorno al progetto della futura (?) edificazione del ponte sullo Stretto di Messina (13 miliardi il costo previsto per quello che sarà il ponte a campata unica più lungo al mondo, peraltro costruito in zona sismica, nelle vicinanze di un vulcano attivo e in presenza di venti fortissimi) per approfondire il tema del “costruire”.
Quarant’anni fa, quando è stato scelto come chiamare il Gruppo che si era appena costituito, si decise, infatti, di aggiungere un ulteriore motto che chiarisse meglio le finalità di quel nome “Insieme si può…”: da sempre, quindi, “costruire un mondo migliore” è stato l’obiettivo principale degli aderenti al Gruppo. Questo si è concretizzato dando risposte alle tante (troppe) disuguaglianze che continuano a segnare negativamente la vita di gran parte dell’umanità, esclusa spesso anche dalle risorse indispensabili per la sopravvivenza.
Da sempre abbiamo sottolineato che per “costruire un mondo migliore” era necessario abbattere i tanti (troppi) MURI che dividono i pochi ricchi dai tanti (troppi) poveri, per costruire, invece, PONTI che avvicinassero nazioni, popoli, religioni.
Guardando alla situazione mondiale, però, rileviamo che purtroppo nel mondo sono ben 70 i muri costruiti o in costruzione, per un totale di 40.000 chilometri, pari alla circonferenza della Terra. Tra tutti ricordiamo quelli che dividono Stati Uniti e Messico, Corea del Nord e Corea del Sud, Ungheria e Croazia, Turchia e Grecia, India e Bangladesh, India e Pakistan…
Inoltre, oltre ai muri realizzati in mattoni, cemento, filo spinato, campi minati, ci sono anche innumerevoli altri muri che ci dividono:
– c’è un muro tra NOI che viviamo a casa nostra e LORO, gli immigrati, che, diciamo, vengono qui a spacciare droga, a rubare, a vivere sulle nostre spalle;
– c’è un muro tra NOI cattolici (spesso solo di nome e a volte ormai neppure quello) e LORO, i musulmani, che vorrebbero imporci il loro modo di vivere;
– c’è un muro tra NOI, che viviamo nell’ABBONDANZA e spesso nello spreco, e LORO, i poveri, che ci ricordano che dovremo prima o poi arrivare a un’economia almeno dell’ABBASTANZA per tutti.
Purtroppo edificare muri è molto più facile ed economico che costruire ponti. Ma è anche storicamente provato che nessun muro, anche il più lungo e il più alto, ha mai resistito a lungo, mentre ci sono dei ponti romani, per esempio, che dopo oltre 2.000 anni ancora oggi collegano due sponde, superando fiumi impetuosi e profonde valli.
Edificare muri è un segno di paura. L’altro è visto come un “diverso da noi”, un possibile nemico, uno da tenere lontano. Costruire ponti significa fidarsi gli uni degli altri. L’altro, pur rimando diverso da noi, diventa uno con cui costruire “un mondo migliore”, o meglio ancora: “il migliore dei mondi possibili”.
Per questo è necessario che almeno due persone ci credano e si impegnino, perché solo insieme, si può!
Piergiorgio Da Rold