La fame non aspetta
Siamo in Uganda e a dare problemi non sono la stagione o il tempo metereologico, ma il periodo strano legato alla pandemia e alle sue conseguenze, che ha messo sottosopra tantissime famiglie anche qui. Prima di tutto in città, dove non c’è un orto da coltivare, ma anche nei villaggi, perché dopo aver zappato, coltivato e raccolto, si mangia, ma nessuno compra; pochi hanno ancora un lavoro che garantisca un compenso, anche dimezzato, o un’entrata che permetta di pagare l’affitto, il sapone per lavarsi e del cibo sufficiente per tutta la famiglia. Molte sono infatti le famiglie che hanno mandato i figli nei villaggi, dai nonni o da parenti stretti, così che almeno possono ricevere un pasto.
Le scuole sono ancora chiuse e i lavori che girano intorno alle scuole sono innumerevoli: a scuola si mangia, per cui chi coltiva può anche vendere, e ovviamente vi trovano lavoro insegnanti, impiegati, bidelli. I negozi di libri vivono principalmente grazie alle scuole, così come chi vende oggetti di cartoleria, per non parlare dei trasporti. È davvero tutta una catena ormai spezzata, che sembra impossibile rimettere insieme.
La pandemia ha provocato situazioni difficili ovunque, ma nei Paesi più poveri, dove manca completamente l’intervento dei governi, la situazione per certe famiglie è diventata insostenibile.
Durante il primo lockdown il governo aveva promesso di controllare la distribuzione di cibo, ma purtroppo poche sono state le famiglie che hanno ricevuto qualcosa e alla fine hanno lasciato che organizzazioni o anche privati intervenissero laddove potevano.
In questo secondo lockdown il governo non ha neppure più promesso, per cui alcune ONG hanno distribuito cibo, ma la fame non si spegne con la consegna di 5 kg di farina per polenta, 3 kg di fagioli, un po’ d’olio e un po’ di sale.
Ed ecco che i telefoni continuano a suonare per chiedere anche solo un piccolo aiuto, un lavoro, qualcosa da fare, perché la fame si fa sentire e non è solo lo stomaco a subirne le conseguenze. Si ricevono messaggi che arrivano da ogni dove: si può forse rispondere che hanno ricevuto ieri? Io oggi forse non ho mangiato?
Marilisa Battocchio – Direttrice ISP Africa