La guerra di oggi, la pace di domani
Sono ormai quasi tre mesi che “il mondo è entrato in guerra”. In realtà il mondo in guerra c’è sempre stato, solo che fino al 24 febbraio 2022 tutti facevano finta di non sapere cosa succedeva in Afghanistan, Siria, Etiopia, Sud Sudan, Somalia, Libia, e in decine di altri Paesi dove migliaia di persone morivano e muoiono tuttora a causa di guerre che, essendo lontane e intaccando molto poco la nostra vita, di fatto non ci interessavano più di tanto.
In questi mesi si è sentito di tutto e il suo contrario. “Armi sì, armi no all’Ucraina”. “Putin è un pazzo”, “No, è la NATO a volere l’egemonia mondiale”. “Gli ucraini devono arrendersi”, “No, devono resistere”. “La guerra atomica è imminente”. “Questa è una guerra santa (?) della Russia cristiana contro i depravati ucraini che stavano organizzando un incontro nazionale di omosessuali”…
In questi mesi sempre più spesso si è parlato di guerra e di armi, sempre meno di PACE e di sviluppo. Certo, oggi è difficile parlare di PACE quando ci sono un aggressore e un aggredito. Certo, oggi è difficile proporre un pacifismo sotto le bombe e di fronte al massacro di uomini, donne e bambini.
Eppure, per onestà e verità, dobbiamo dirci che la guerra di OGGI non arriva per caso, ma è stata voluta, preparata, organizzata, finanziata IERI. Questo significa anche che la PACE, che tutti vorrebbero OGGI, andava voluta, preparata, organizzata, finanziata IERI e che la PACE di DOMANI deve essere voluta, preparata, organizzata, finanziata OGGI.
Purtroppo questo non sta succedendo, anzi. La folle corsa al riarmo, iniziata già prima della guerra in Ucraina, ha comportato nel 2021 una spesa mondiale di 2.113 miliardi, che equivalgono al 2,2% di tutta la ricchezza globale. La produzione e la vendita di armi sono uno degli affari più redditizi e passano sopra a qualsiasi regola, legge, codice etico. Basti pensare che, in barba all’embargo della vendita di armi alla Russia emanato dall’Unione Europea, dal 2015 Francia, Germania, Italia e altri Paesi le hanno venduto bombe, missili, aerei, attrezzatura elettronica per carri armati e elicotteri da combattimento per un totale di 246 milioni.
D’altronde, noi italiani in Libia, dove l’ONU ha da tempo denunciato “crimini contro l’umanità” a carico dei rifugiati reclusi in veri e propri lager, abbiamo armato entrambe le fazioni in guerra, una direttamente e l’altra attraverso la Turchia. E come ignorare che l’Italia nei prossimi anni spenderà il 2% del bilancio in armi e lo 0,2% per la Cooperazione internazionale? Questo significa che, ogni 100 euro, 2 euro andranno in armi e 20 CENTESIMI alla riduzione dell’immenso divario esistente tra i pochi Paesi ricchi e i sempre più numerosi Paesi impoveriti. Ciò che possiamo fare in questa situazione è non lasciarci travolgere dalla logica della guerra, ma iniziare a costruire la PACE di DOMANI contribuendo OGGI a costruire un mondo più giusto per tutti.
Piergiorgio Da Rold