La guerra è un punto, la Pace una virgola

Da bambino il gioco più praticato tra noi maschietti era sicuramente “fare la guerra” e, condizionati dalla prima serie TV che aveva come protagonista il cane soldato Rin Tin Tin, in particolar la guerra tra i bianchi e gli indiani pellerossa. Andavano di moda allora pistole, fucili, archi e frecce, ma anche fionde, tutti auto-costruiti. D’altronde, molti altri giochi hanno per tema la guerra: sono giochi di guerra la battaglia navale e gli scacchi, nei quali l’obiettivo è “affondare” e “mangiare l’avversario”.

Ho cercato di ricordare qualche gioco di Pace, ma non ne ho trovato nemmeno uno. La guerra dominava tutto. I libri di storia erano per lo più infinite storie di guerre; la stragrande maggioranza di film erano film di guerra, i romanzi idem e, anche quando erano storie d’amore, queste avvenivano per lo più all’interno di storie di guerra (vedi “Via col Vento”, “Romeo e Giulietta”). Anche in chiesa si parlava (troppo) spesso di guerra. Con la Cresima si diventava “soldati di Cristo” e la canzone ufficiale dell’Azione Cattolica chiedeva di diventare “araldi della fede”, “arditi della croce” e “un esercito all’altare”. Troppe volte la guerra è stata descritta come una cosa epica fatta da soldati eroi, diventati poi immortali (Ettore, Achille, Garibaldi, Napoleone…) a cui sono state intestate piazze e vie. Da sempre si sono combattute guerre in nome di Dio, invocato come “Signore degli eserciti”. Purtroppo tutto questo continua anche oggi visto che la stragrande maggioranza dei giochi elettronici ha come tema la guerra, la violenza, la distruzione dell’avversario.

Personalmente ho avuto modo di incontrare la guerra, sia pur non direttamente, nel corso delle mie esperienze in Uganda, Sud Sudan, Eritrea, Sierra Leone, Kosovo e più recentemente Ucraina, e non vi ho trovato nulla di romantico e di eroico. Invece ho constatato che la guerra è odio, cieca violenza, urla di dolore e di rabbia, è paura e disperazione, è lacrime e sangue, è polvere e fango, è odore di merda e di morte, è spreco e inutilità, è bambini costretti a imbracciare un mitra, è bambine violentate fino a morire, è via senza ritorno, è menzogna che uccide per prima la verità, è il peccato più grande, perché spegne la speranza. 

Da bambino, le “nostre” guerre si concludevano di solito davanti alla merenda preparata dalla mamma. Oggi, di fronte alle guerre in Ucraina, a Gaza e alle decine e decine di altre guerre – per lo più ignorate – attualmente in corso, dobbiamo assolutamente cercare di non commettere, ancora una volta, l’errore di far finta di nulla pensando che in fondo sono cose che non ci riguardano. Dobbiamo tutti dire “NO ALLA GUERRA!”, a ogni guerra, a tutte le guerre. A quelle grandi e terribili, che mettono a rischio l’intera umanità, ma anche a quelle apparentemente insignificanti (in famiglia, nel condominio, nel paese…) che contribuiscono a immettere nella società un veleno mortale chiamato indifferenza, rifiuto dell’altro, paura del diverso da noi, difesa dei nostri privilegi a costo anche di imporre una vita di miseria a due terzi dell’umanità. È dentro di noi che deve iniziare la Pace.

Nel racconto della storia del mondo, della vita dei popoli e di ognuno di noi, LA GUERRA È UN PUNTO, LA PACE UNA VIRGOLA. Un punto chiude il discorso e per continuare bisogna “andare a capo”. La virgola è un momento di pausa, durante il quale si fa un respiro. La virgola porta avanti il discorso, lo tiene aperto, è un ponte che permette di continuare il cammino: per costruire un mondo di Pace dobbiamo imparare tutti a trasformare i nostri PUNTI in tante VIRGOLE.

Piergiorgio Da Rold