Mind the gap – attenzione al divario
Ogni giorno, in quel di Londra, mucchi di persone si accalcano frettolosamente verso la metropolitana, sgomitando, dribblando gli ostacoli per raggiungere il più velocemente possibile la propria fermata. Una volta giunto il treno, ecco che echeggia un voce registrata che avverte “Please, mind the gap” (Per favore, fare attenzione al divario). Questo gap, appunto, altro non è che lo spazio che si forma tra la banchina della stazione e lo scalino metallico del vagone – spazio sottilissimo e quasi irrisorio, ma che se non attenzionato a sufficienza rischia di farci inciampare e cadere rovinosamente a terra.
Ci vorranno 132 anni per colmare il gap, il divario di genere a livello globale: a comunicarcelo è il Global Gender Gap 2022 del World Economic Forum. Che effetto vi fa? Questa volta il gap è profondo quanto una voragine, lungo più di sei generazioni, e dovrebbe pesare come un macigno nelle coscienze delle persone… Eppure non esiste alcun allarme che si protrae all’infinito per avvisarci di tutto ciò.
La crisi scaturita dalla pandemia ha avuto un effetto maggiormente impattante sulle donne, poiché ha fatto registrare con il 62,9% uno dei livelli occupazionali più bassi dal 2006 e, tenendo conto dell’inflazione dell’ultimo periodo, chiaramente possiamo immaginare quanto abbia pesato. Pochi sono i Paesi virtuosi che sono riusciti a colmare il divario, e tra questi non figura l’Italia, la quale si attesta tra gli ultimi posti nella classifica europea e alla sessantatreesima posizione a livello globale. Pesa più di ogni altra cosa nel nostro Paese la mancanza di leadership delle donne in diversi settori, indistintamente sia nel privato che nel pubblico, con delle percentuali troppo basse.
È evidente che esiste un problema patriarcale nella gestione del potere che predomina e influenza in modo speciale la distribuzione delle postazioni di comando. Un party di soli uomini in cui si fa ancora troppa fatica ad includere le donne, diffidando delle loro capacità e competenze, stoppando di fatto un percorso di crescita di coesione civile e sociale. Non so chi possa auspicare di vivere così a lungo da potersi gustare finalmente quel giorno, tra 132 anni, in cui il margine sarà assorbito e l’equità verrà raggiunta. Quasi sicuramente nessuno tra di noi e nemmeno un ipotetico vicino futuro nascituro, a meno che non ci sia un repentino cambio di passo attraverso una presa di coscienza comune rispetto a quella che è la problematica e con delle azioni volte a rimuovere ostacoli obsoleti che ritardano e condizionano la vita delle donne.
Chissà se sarà un domani ancora tanto lontano oppure se riusciremo ad anticiparlo. E chissà come sarà questo domani, su quali strade camminerà e se finalmente riprenderemo a camminare a testa alta perché non esisterà più gap alcuno a cui dover fare attenzione.
Giorgio Papavero – Volontario del Servizio Civile Universale a “Insieme si può…”