Racconti di un pellegrino principiante sulle orme di Sant’Augusta

di Sergio Lacedelli

 

L’inizio del cammino è con la pila frontale e il sorriso accogliente ed energetico di Roberta e Valter insieme ad altri 18 pellegrini, che si sono presentati giovedì 22 agosto alle ore 4.30 del mattino alle porte del Duomo di Belluno.

Cosa ci spinge a questo? Siamo qui apposta per capire, per trovare in noi una risposta di senso ai nostri passi. Non è così anche il vivere quotidiano?

Comunque siamo pronti, bastone in mano, cinta legata, pronti a fare il passaggio come ci ricorda Walter di Varese leggendo il passo dell’epico Esodo.

A Cirvoi Francesca di “Insieme Si Può…” ci fa una proposta di riflessione sull’andare oltre. Oltre i limiti di spazio, di confine. Si può andare oltre fisicamente camminando come oggi, superando il Visentin, ma anche con la mente andiamo spesso oltre guardando l’infinito che ci indicano le stelle, come scriveva il caro don Francesco Cassol che proprio in questa notte di qualche anno fa è salito sino al cielo che contemplava. Si va oltre lasciando liberi i pensieri. Oltre noi stessi troviamo l’altro con le sue motivazioni e il suo cammino e possiamo condividere in percentuali diverse con lui le nostre vite.  Fatto sta che questo “andare oltre” ci accompagna tutto il giorno, anche per qualche battuta che ci dà coraggio lungo la camminata…

Il sentiero continua in comoda e panoramica salita abbandonando alberi e i disastri di Vaia per portarci in Forcella Zoppei, dove ci concediamo una meritata pausa. Ad aspettarci con bibite e anguria troviamo don Marco che, per festeggiare il suo compleanno, ha deciso di stare con noi a quota 1417 metri. Ci dice qualche parola sul “cammino” e scopriamo così che la fatica fatta finora è niente, è parziale, è simbolica, perché il vero percorso da fare è verso il nostro cuore. È il labirinto dove ci si può perdere, dove serve qualche luce, qualche filo che ci guidi, dove tocca mostrarci per quello che siamo, dove l’oltre è superare la nostra comoda superficialità o le paure.

La domanda “Chi sono io?” tocca tutta la mia vita interiore, con i segni del vissuto che ora sto portando al Santuario di Sant’Augusta che è già in vista. Con me porto anche idealmente amici sofferenti, affetti che faticano e qualche danno che ho combinato.

La discesa dalla forcella ben rappresenta questo scendere dentro di noi, che ha bisogno di attenzione ad ogni passo e non esclude qualche doloroso scivolone. I bastoncini ci aiutano come i compagni della vita, quelli veri, quelli ai quali puoi appoggiarti. Ne siamo anche custodi nella misura che scegliamo, per il bene che riusciamo.

A metà via, presso la grotta con la Madonnina, Lorenzo ci racconta della Santa, della sua fede nella carità di Cristo e del martirio subìto da un padre accecato dagli idoli, in un momento storico fatto di immigrazioni visigote e di difese inconsistenti. L’accoglienza della Santa verso i poveri va oltre la logica di quel momento e la difesa dei potenti diventa violenta perfino con i propri figli… Ma ora non succedono più queste cose.

Attraversiamo l’autostrada in un breve sottopassaggio per arrivare a Vittorio Veneto e presto ci inerpichiamo verso il santuario. Sono le 16.30, in tempo per la Messa.

Oggi è il 22 agosto, festa della Santa, e vi sono parecchi pellegrini come noi, con le loro motivazioni, la loro vita, i loro affetti e desideri da presentare al Signore.

Nel cammino qualcosa è cambiato, e il sorriso di soddisfazione che vedo sui volti dei miei nuovi amici è illuminato di gratitudine e sudore e appoggiato a gambe stanche ma fiere.

Io scappo di corsa con l’aiuto di Lella e Gigi per tornare in Ampezzo, valle dove ero andato oltre stamattina presto.

Il pellegrinaggio si è concluso bene, mentre il cammino in me stesso non è per niente finito, e spero di incontrare di nuovo qualcuno che mi aiuti, come gli amici conosciuti oggi.