Il nostro impegno non cambia, anzi…
La situazione di emergenza causata dalla pandemia di Coronavirus ha sicuramente cambiato molti equilibri, sia a livello internazionale, che nei singoli Paesi, per finire con quelli individuali e familiari.
Inevitabilmente, anche la nostra associazione si è trovata a dover fare i conti con questi cambiamenti: nella riorganizzazione del lavoro quotidiano nelle sedi di Belluno, Kampala e Moroto, nella realizzazione dei progetti avviati in varie parti del mondo, nei rapporti con i volontari, i sostenitori e i partner di progetto. Tutto questo ci ha fatto ragionare su come riadattare le nostre attività in base alla nuova e imprevedibile situazione, ma sicuramente non ci ha fermati e non ci fermerà… Da 37 anni, la scelta di “Insieme si può” è quella dell’impegno: impegno che non cambia, anzi, che si moltiplica nelle emergenze, dove gli sforzi richiesti sono maggiori.
Basti pensare che, per molti dei progetti che abbiamo realizzato negli anni e continuiamo a portare avanti, operare nell’emergenza e nell’estrema necessità è la norma: il non riuscire a soddisfare i bisogni primari per la sopravvivenza, l’assenza dei diritti fondamentali e delle tutele a vari livelli, la mancanza di cure mediche adeguate, la fragilità della vita, l’incertezza del domani per molte persone non sono altro che la realtà quotidiana. È proprio in questi contesti che si concentra il nostro impegno, per far sì che l’emergenza non sia la quotidianità di uomini, donne e bambini in 29 Paesi del mondo: ad esempio, in campo sanitario, lavoriamo per la costruzione o il supporto di cliniche e dispensari medici (basti pensare all’Afghanistan o al Centro Medico S.Rita in Uganda), per fornire farmaci, vaccini, cure di base, acqua pulita e un’alimentazione adeguata per prevenire le malattie.
Anche in queste settimane di pandemia, quindi, non ci siamo fermati: in Uganda abbiamo procurato cibo e disinfettanti per lo staff locale e i beneficiari dei progetti; in Brasile, a Joaquim Nabuco e nella riserva indigena di Dourados, suor Marìlia e suor Aurora hanno distribuito cibo e prodotti per l’igiene personale alle famiglie più bisognose; in Madagascar Zaina, referente del progetto di Sostegno A Distanza, ha acquistato e distribuito riso alle famiglie di Itaosy. In India, don Samy ha organizzato l’acquisto e la distribuzione di riso, lenticchie, olio e spezie per 50 famiglie di 8 villaggi. Le donne incaricate di gestire il progetto di microcredito solidale hanno individuato le famiglie, identificando sempre una donna come riferimento all’interno di ogni nucleo.
Tutto quello che abbiamo seminato nel tempo, lo stiamo raccogliendo in queste settimane nei gesti di riconoscenza e nei messaggi di preoccupazione, solidarietà e speranza che ci arrivano dai nostri partner di progetto nelle varie parti del mondo, dall’Afghanistan all’Uganda, dalla Sierra Leone al Senegal, al Brasile e alla Thailandia (da dove ci hanno mandato anche delle mascherine, che abbiamo donato ad alcune case di riposo qui a Belluno).
In queste situazioni, bisogna fermarsi e relativizzare le cose, perché c’è chi vive in situazione di emergenza ogni singolo giorno della sua esistenza. E, se da sempre la nostra idea è che ognuno può fare la propria parte per costruire un mondo migliore, nelle emergenze chi può è chiamato a fare la propria parte IN PIÙ.