Tutto è nato da un diario e un carico di zucchero
“Da lì ho capito che potevo concretamente aiutare gli altri, in tutto il mondo”
Maria Barp, per tutti Mariuccia, è del 1940, ma in quanto ad entusiasmo sembra nata ieri. Figlia di emigranti, cresciuta tra Svizzera, Francia e Italia, si è poi stabilita a Mas di Sedico e da sempre è la responsabile del Gruppo ISP di Mas-Peron, oltre che una dei soci fondatori dell’Associazione.
La intervistiamo durante la festa dei Gruppi dello scorso 20 settembre a Longarone.
Mariuccia, descriviti in tre parole.
Responsabile, fedele… E la terza non la so, sono abbastanza le prime due!
Associa tre parole a Insieme si può.
Partecipazione, fedeltà, condivisione.
Come sei entrata in contatto con l’Associazione?
Per caso, un giorno sono passata a salutare la mamma di Piergiorgio, che abitava lì vicino e che conoscevo. Mi ha fatto leggere il diario di viaggio che lui aveva scritto durante il suo primo viaggio in Uganda: un colpo allo stomaco.
Un altro giorno ero con un’amica con la quale facevo catechismo in Parrocchia, e ho visto Piergiorgio caricare chili e chili di zucchero su un camion per uno degli invii umanitari in Uganda con don Vittorione. Da lì abbiamo deciso che dovevamo fare qualcosa: un incontro in Parrocchia ed è nato il Gruppo Insieme si può di Mas. Era maggio 1984.
Cos’ha fatto scoccare la “scintilla”?
Nel 1979 ero stata in Brasile in compagnia di altre persone, e un missionario ci aveva detto: “Non dimenticateci”. Vedere il carico di zucchero mi ha fatto capire che concretamente da qui potevamo fare qualcosa per chi era in difficoltà in altre parti del mondo, non importava se a migliaia di chilometri di distanza.
Qual è la benzina che nel tempo ha alimentato quel fuoco?
Le “benzine” sono soprattutto due: da una parte l’essere cosciente ogni giorno della mia fortuna, e quindi ogni giorno cercare di condividerla pensando ed aiutando gli altri; dall’altro i risultati concreti che l’Associazione ha raggiunto negli anni e continua a raggiungere, il vedere che quanto raccolto si è trasformato in scuole, case, corsi di formazione, ospedali in tutto il mondo.
Qual è attualmente il tuo impegno con l’Associazione?
Sono la responsabile del Gruppo di Mas-Peron. L’entusiasmo è lo stesso del 1984, è innegabile che i tempi sono cambiati, c’è sempre più difficoltà a coinvolgere nuove persone e a mantenere la continuità dell’impegno: purtroppo è un problema del volontariato in generale. Ma io non mollo!
Racconta un episodio significativo collegato a Insieme si può.
Mi viene in mente il viaggio in Uganda fatto con Piergiorgio ed altri volontari dell’Associazione nel 1994. I militari e l’esercito per le strade, anche fuori dalla nostra abitazione, con i fucili imbracciati. Ma i bambini che incontravamo erano sorridenti, nonostante la situazione difficile. E disciplinati! Quando entravamo nelle classi non volava una mosca. Poi il pomeriggio però correvano e giocavano in allegria, e questo ci rincuorava e ci motivava ancora di più.
Cosa sogni per il futuro dell’Associazione?
Una gioventù partecipante, i ragazzi che si mobilitano per le cause di Insieme si può. Oggi purtroppo i tempi sono troppo stretti, la frenesia della quotidianità e la tendenza all’individualismo non permettono di accorgersi dell’altro, anche vicino, che è in difficoltà. Bisogna fermarsi un attimo, e capire quali sono le vere priorità.
Cosa significa, secondo te, essere Insieme si può?
Compartecipare, schierarsi a fianco di chi è meno fortunato, fare quello che si può con quello che si ha.