Il senso del costruire

Padre Bruno Dall’Acqua, missionario in Madagascar da lungo tempo e da anni anche partner di molti progetti di ISP, dal Sostegno a Distanza alla costruzione di vari edifici tra cui due importanti scuole che stanno nascendo proprio in questi mesi. Costruire significa farlo assieme, mettendo al centro le persone, guardando al domani per garantire loro un futuro, e con grande cuore, come ha insegnato con il suo esempio in vita anche il compianto Maurizio Crespi.

 

Presentati brevemente.
Sono Padre Bruno Dall’Acqua, missionario carmelitano in Madagascar da 37 anni. Sono entrato in seminario nella Diocesi di Vittorio Veneto molto giovane, poi – con varie vicissitudini – ho fatto il servizio civile tra Milano e Landris e ho studiato Teologia a Padova. Sono venuto in Madagascar dopo essere entrato nell’ordine religioso perché un nostro missionario era stato ucciso e mi hanno chiesto se volevo sostituirlo; qui poi ho fatto tutto il percorso fino all’ordinazione come sacerdote. Da 20 anni sono nella missione di Marovoay, nel nord dell’isola, e da 15 anni sono economo della Diocesi, quindi mi divido anche fisicamente tra i due incarichi seguendo le varie attività.

Come ti definiresti in tre parole? 
Mi definirei un semplice servo del Signore.

Come definiresti ISP in tre parole?
Un insieme di persone che ci credono, conoscendo le persone che fanno parte dell’Associazione.

Come hai conosciuto ISP?
Ho conosciuto Insieme si può quando ero nella comunità di Landris durante il servizio civile, anche se non esisteva ancora l’Associazione ma Piergiorgio Da Rold era venuto ad aiutare a sistemare i bagni della comunità, aperta da poco. Poi ho un po’ perso i contatti, ma anni dopo, in Madagascar, abbiamo ripreso a collaborare quando ISP era già strutturata e realizzava già diversi progetti di cooperazione.

Cosa ha fatto scoccare la “scintilla” della collaborazione concreta?
Penso che sia stata soprattutto la sintonia di intenti.

Qual è la “benzina” che nel tempo ha tenuto viva e fatto proseguire questa collaborazione?
Il desiderio di dare una mano per i tanti bisogni: le scuole, il Sostegno a Distanza, gli ospedali… Anche con cose semplici, ma sempre al servizio delle persone.

Attraverso quali progetti si sta realizzando in questo momento?
Attualmente la collaborazione riguarda il Sostegno a Distanza e, dopo la scomparsa di Maurizio, anche l’ospizio, le casette per le famiglie più povere, la costruzione della scuola di Antsakoafaly in memoria di don Elio Larese e stiamo cominciando anche la realizzazione della scuola Padre Pio a Mahajanga, in una zona di pescatori molto povera.

Il tema di questo mese è la costruzione, che è parte della nostra Associazione da sempre, a partire dal logo con i mattoncini per finire con il nome “Insieme si può… Costruire un mondo migliore”. Tu di costruzioni, fisiche e non, hai lunga esperienza: qual è per te il senso di questa parola?
Vero, di costruzioni ne ho fatte varie: scuole, chiese, dispensari, ospedali, pozzi, sistemi di irrigazione… Ma il fondamento, la base di tutto, è costruire con le persone, fare assieme, non essere dei pionieri isolati ma sentire le reali esigenze della gente del luogo, esigenze che molte volte sono diverse da quelle che abbiamo in testa noi. E anche il costruire con uno sguardo al domani, per preparare un futuro migliore, non fermandosi alle mere necessità dell’oggi, e mettendo al centro la persona.

Come può ciascuno di noi contribuire a “costruire un mondo migliore”?
I doni che Dio ci dà sono tanti, a seconda dei doni, delle qualità, ciascuno di noi può partecipare alla costruzione di un mondo migliore, dove c’è più giustizia e ognuno si sente accolto. Ci sono tanti modi, l’importante è fare quello che si può, sull’esempio di Santa Teresina del fare con amore pieno i gesti quotidiani più semplici: se partiamo da questo, da piccoli gesti riusciremo a costruire grattacieli.

Parlando di costruire e di Madagascar, ci viene subito in mente il caro Maurizio Crespi (il nostro cooperante scomparso prematuramente a giugno dell’anno scorso, ndr). Puoi condividere con noi un suo ricordo?
Collaborare con Maurizio è stato un dono. Era tenace, meticoloso, con un suo stile molto personale e con un carattere che a volte poteva risultare difficile da affrontare. Si è speso totalmente e in vari modi per i più bisognosi, con grande semplicità ma cercando di fare tutto il possibile. Ha fatto molto e l’ha fatto con passione, mettendoci sempre il cuore. Un ricordo banale, che però fa capire chi fosse Maurizio, era che avrebbe potuto avere una macchina o una moto per spostarsi, ma lui continuava a girare con la sua bicicletta per testimoniare concretamente la sua vicinanza ai più poveri.

Cosa ti auguri per il futuro di Insieme si può?
Auguro che Insieme si può possa mantenere la freschezza e l’entusiasmo, perché è facile cadere nell’abitudine, e che ci siano sempre dei giovani a farne parte, per tenere vivo quell’entusiasmo.

Per concludere, cosa significa per te essere ISP?
Direi essere in ascolto, essere aperti ad accogliere le persone e i bisogni degli altri, in particolare dei più poveri, ma anche essere portatori di domande come “di che cosa abbiamo veramente bisogno?”: quest’ inquietudine interiore ci deve spingere a cercare il meglio, non quello esteriore ma quello più vero, profondo, autentico, e a cercare di realizzarlo.