La formazione è il motore del cambiamento
Andrea Ballaminut, friulano, docente alle scuole superiori, quest’estate ha svolto un’esperienza di volontariato in Uganda presso la sede di ISP e ha messo a disposizione le sue competenze in campo informatico formando lo staff locale e alcuni beneficiari dei progetti.
In quest’intervista ci racconta quali sono le motivazioni che l’hanno spinto a compiere il suo primo viaggio in Uganda, com’è andato e cos’ha portato con sé al ritorno in Italia.
Presentati brevemente.
Sono Andrea Ballaminut, neo-docente di informatica in un liceo scientifico della bassa pianura friulana, con una lunga esperienza aziendale nel campo dello sviluppo software.
Come ti definiresti in tre parole?
Un testardo orso felice.
Come definiresti ISP in tre parole?
Professionale, umana, efficiente.
Come hai conosciuto ISP?
Conosco delle persone che ci lavorano e che mi hanno incuriosito raccontandomi quello che fanno; poi, un po’ sul web e sui social, un po’ continuando a chiedere ho lentamente aumentato la conoscenza di questa organizzazione: un percorso piuttosto lungo, durato anni.
Cosa ha fatto scoccare in te la “scintilla” dell’impegno concreto?
Il terreno fertile l’ha preparato un’idea che ha sempre fatto parte di me: non si può solo parlare, ma bisogna anche fare, soprattutto se si vuole capire. La scintilla è stata invece la mia nuova professione di docente: penso che prima che con le parole si educhi tramite l’esempio, e quindi ritengo sia parte del mio ruolo far vedere in prima persona che le cose si possono e, nei limiti delle proprie possibilità, si devono fare. Un po’ come l’impegno di usare la bicicletta invece che la macchina: non si può solo parlare di lotta all’inquinamento, bisogna anche testimoniare l’azione mettendosi in gioco.
Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a compiere questo tuo primo viaggio in Uganda come volontario?
Sicuramente la voglia di dare il mio contributo alla causa, di fare qualcosa che, per quanto limitato nell’impatto, potesse essere di aiuto per qualcuno.
Questo obiettivo mi dava poi la possibilità di vivere una realtà che fino a quel momento avevo sentito solo nei racconti o alla televisione.
Durante il tuo viaggio hai messo la tua esperienza in campo informatico a disposizione dello staff locale e dei beneficiari dei progetti: ci racconti cos’hai fatto e com’è andata?
Nel mio piccolo ho cercato di consolidare ed aumentare le competenze digitali delle persone, cercando di capire il livello iniziale, il contesto in cui queste persone applicano tali competenze e quindi cercando di organizzare degli incontri che fossero quanto più efficienti e concreti possibile. Com’è andata bisognerebbe chiederlo ai beneficiari! Sicuramente ci ho messo tutto me stesso, cambiando gli interventi anche tre o quattro volte, man mano che acquisivo nuove informazioni e avevo nuove idee per migliorare.
Qual è secondo te l’importanza della formazione, sia in generale che nello specifico dei contesti che hai conosciuto durante questo viaggio?
Fondamentale. Secondo me la formazione è forse il motore più efficace per il cambiamento, soprattutto quello che si radica maggiormente e crea effetti di medio e lungo periodo.
Cosa ti porti a casa da questa tua prima esperienza di viaggio in Uganda?
Le tante emozioni per aver vissuto così intensamente in un mondo diverso, a cui è difficile essere preparati. In più tante conoscenze, ovviamente dell’Uganda e, meno scontato, del mondo della cooperazione, fatto da professionisti con competenze di alto livello che guidano progetti di per sé magari non complessi, ma resi estremamente difficili dalle condizioni ambientali e strutturali complicate e in continuo movimento.
Cosa ti auguri per il futuro delle persone che hai formato?
Che possano realizzare il loro desideri, fatti soprattutto di crescita personale e del territorio a cui sono così legati e di cui sono così fieri.
E per il futuro di ISP?
Di continuare così, perché quello che fa cambia la vita di un numero non trascurabile di persone; costa sacrificio, fatica, frustrazione e denaro, ma ne vale veramente la pena.
Per concludere, cosa significa per te essere ISP?
Significa pensare quotidianamente che la sorte ci ha fatto nascere nel posto giusto al momento giusto e che, grazie all’organizzazione messa in campo da ISP, possiamo contribuire a migliorare la vita di alcune persone che non hanno avuto la nostra fortuna.