La Pace non è una tregua in armi

Franco Chemello, docente di Lettere, ha fondato quasi 20 anni fa le Scuole in Rete per un Mondo di Solidarietà e Pace, rete che si occupa di promuovere tra i giovani e nella comunità intera i valori della pace, della solidarietà, della giustizia, della libertà e dell’impegno. Le sue riflessioni spaziano dalla Costituzione alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, per concludere con il concetto che la Pace è un diritto “summa”: si realizza solo quando gli altri diritti sono rispettati.

Presentati brevemente.
Sono un docente del Liceo Galilei-Tiziano di Belluno e ho fondato ormai da quasi 20 anni il network delle Scuole in Rete per un Mondo di Solidarietà e Pace, che riunisce oggi 17 enti, 41 associazioni e quasi 30 scuole della Provincia. Ho inoltre promosso l’Associazione Amici delle Scuole in Rete che sostiene il progetto. Da qualche anno sono docente referente della Consulta Provinciale degli Studenti presso l’Ufficio Scolastico Provinciale.

Come ti definiresti in tre parole?
Uno che si indigna se le cose non vanno e si rimbocca le maniche di conseguenza: indignato, determinato e contento di vivere.

Come definiresti ISP in tre parole?
Indignati, determinati ed entusiasti!

Come hai conosciuto ISP?
Sinceramente non lo so, penso… Da sempre. Qui nel Bellunese non è facile “ignorare” la presenza di ISP!

Qual è la “scintilla” che ha acceso in te la volontà di occuparti di questi argomenti?
Sono sempre stato un tipo concreto. All’interno degli studi umanistici ho sempre prediletto la concretezza della storia e della geografia, pur apprezzando le altezze della letteratura, e non a caso ho lavorato 5 anni da bancario, per poi approdare all’insegnamento della geografia. Proprio lo studio della geografia mi ha acceso quell’indignazione per le ingiustizie presenti nel globo e la necessità di promuovere nei giovani una conoscenza e una sensibilità adeguata a cambiare qualcosa. Credo che il senso di questo nostro pellegrinaggio terreno non possa che essere questo: riuscire a incidere nel presente per lasciare un mondo un po’ migliore, ognuno del suo ambito e nel suo piccolo.

Ci racconti brevemente com’è nata l’idea delle Scuole in Rete per un Mondo di Solidarietà e Pace?
Mi sono sempre più reso conto che la geografia è ormai una disciplina derelitta e nella mia scuola mi sono attivato per tenere corsi pomeridiani per gli studenti che ho chiamato “educazione alla conoscenza critica della mondialità”. I corsi venivano frequentati con interesse e oltre alla conoscenza e alla sensibilizzazione era prevista l’attivazione: di qui le diversi iniziative per raccogliere fondi, anche per ISP, le mostre e le conferenze per sensibilizzare la comunità, eventi in cui gli studenti erano sempre protagonisti. Nel 2005 abbiamo organizzato un viaggio per portare aiuti a una scuola rumena, in collaborazione con l’allora mio collega Francesco D’Alfonso, allargando la partecipazione ad altre scuole e ai genitori dei nostri alunni: un viaggio memorabile per l’intensità con cui questo gruppo eterogeneo ha vissuto un percorso di conoscenza e solidarietà, tanto che durante il ritorno abbiamo deciso di fondare una rete, che ha “pace” e “solidarietà” come parole chiave. Ci sembrava necessario fare sistema per impegnare tutta la comunità ad essere coerente con i valori della Costituzione e certi linguaggi e valori che poi la società dimostra di non condividere o praticare, non si può pretendere di limitare le devianze giovanili e crescere buoni cittadini.

E quale invece la “benzina” che nel tempo ha tenuto vivo e fatto proseguire questo tuo impegno?
Molti sono sicuramente stati gli ostacoli e le delusioni, come quando alcuni amministratori mi chiesero di togliere “pace” e “solidarietà” dal nome, perché potevano rendere più difficili eventuali finanziamenti… Come se non fossero parole chiave della nostra Costituzione! Per non parlare delle difficoltà di fare rete in una Provincia che spesso paga campanilismi anche tra scuole o associazioni. Però la risposta delle ragazze e dei ragazzi, di quei docenti e genitori che hanno capito l’essenza del progetto ha sicuramente ripagato delusioni e fatiche. E poi la realtà ci ha dato ragione: nel 2009 abbiamo vinto il primo bando nazionale indetto dal Ministero per la sperimentazione del nuovo insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, superando 4.000 proponenti, ottenendo il massimo dei voti e divenendo riferimento nazionale.

Il mensile ISP Informa di gennaio è tradizionalmente dedicato al tema della Pace (che, ovviamente, ci sta a cuore anche tutti gli altri mesi dell’anno!). Che significato dai a questa parola?
Con il Centro Diritti Umani ho proprio collaborato a scrivere un corposo capitolo che riguarda la definizione di Pace e delle politiche di pace di un manuale per docenti. Non è quindi semplice rispondere in breve. Basti però dire che la Pace è un diritto summa: si realizza solo quando altri diritti sono rispettati. Pertanto, la Pace non è una tregua in armi, ma si può parlare di pace solo se giustizia e libertà sono garantite.

Al giorno d’oggi, quanto è realistico il “rischio” di parlare continuamente di Pace – a vari livelli e anche nei contesti più disparati – ma che questo resti solo un discorso, non seguito da azioni?
Tutti hanno sempre fatto la guerra in nome della pace, anche oggi. Come dicevo, è importante che intendiamo tutti lo stesso significato quando utilizziamo quella parola e ci accordiamo sulla gerarchia dei diritti. La pace si costruisce avendo ben presente questo passo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.

Sul tema della Pace spesso si tende a delegare perché si ritiene troppo grande rispetto alla capacità di incidere del singolo. Può ognuno di noi agire per contribuire a cambiare le cose? Se sì, come?
La Pace, come diritto summa è un obiettivo che tutti dobbiamo perseguire, senza pretendere di vederlo realizzato hic et nunc. Però la storia dell’umanità è un lento percorso in ascesa, un’ascesa che ha avuto il suo apice il 10 dicembre del 1948 e con le successive carte internazionali. Oggi probabilmente ce ne siamo dimenticati: ognuno può fare molto partendo da sé, riscoprendo e praticando i valori della Costituzione e della Dichiarazione dei Diritti Umani e facendo con gioia contaminatrice il proprio lavoro quotidiano, con un atteggiamento proattivo e aperto: “se ognuno cura il proprio giardino e non lo chiude con alti steccati avremo un pianeta che sarà un unico immenso giardino”, citando la metafora dello scrittore e teologo brasiliano Ruben Alves.

Collegandoci al grande lavoro, con i giovani e non solo, che stanno facendo le Scuole in Rete sul territorio, cosa significa invece “educare alla Pace”?
Vuol dire fare educazione civica: educare alla relazione, al rispetto di sé, degli altri e delle regole, alla mondialità, alla legalità e alla giustizia, allo spirito critico per saper navigare nelle informazioni, alla curiosità per il mondo, al volontariato. E promuovere nei giovani la speranza per incentivarne il protagonismo: ascoltiamoli e crediamo in loro e anche loro saranno motori di cambiamento.

Cosa ti auguri per il futuro?
Mi auguro che ci si ricordi degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, che ci si accorga dei benefici della democrazia e che si riscopra il progetto che inizia così “Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra…”.

Per concludere, cosa significa per te essere ISP?
Essere tutti assieme sull’allegro convoglio dei costruttori di Pace. Perché… Insieme si può!