Dry season in Karamoja
In Uganda, nella regione del Karamoja, la stagione secca raggiunge i suoi apici nei mesi di Gennaio e Febbraio, con temperature molto alte durante il giorno e forte vento. Il paesaggio si tinge di giallo, gli alberi si seccano completamente e gli animali sono costretti a spostarsi in cerca d’acqua. E’ durante questi due mesi che nelle aree più vaste c’è l’abitudine ad appiccare fuochi che fanno terra bruciata e hanno la tradizionale funzione di “disinfettare” il terreno uccidendo insetti come le zecche e prepararlo alle prime piogge, ottenendo così erba fresca e nuova per il bestiame; c’è anche chi brucia per motivi di sicurezza, cioè per evitare che nemici o anche serpenti possano facilmente nascondersi tra l’erba alta.
Questi incendi indotti, pur sembrando lontani dalle abitazioni e innocui, causano ogni anno pericolosi incidenti, oltre ad uccidere tantissimi animali selvatici. Dove infatti sembra regnare il nulla, anche nelle aree più profonde del Karamoja, si trovano in realtà comunità e piccoli villaggi.
Le porte di “Insieme si può” sono sempre aperte alle richieste di scuole, organizzazioni locali, talvolta anche privati; è stato proprio durante una visita ai nostri uffici che è emerso uno di questi spiacevoli episodi causati dalla perdita di controllo delle fiamme, favorite appunto dal forte vento della stagione secca.
Un cittadino privato, memore di iniziative passate, si rivolgeva il mese scorso agli uffici di Moroto con la richiesta di semi per alberi, da condividere con la comunità del villaggio di Nakapelimen, a una decina di chilometri da Moroto Town. Ci ha raccontato così la tristissima disavventura capitata all’interno della manyatta (la manyatta, a differenza del kraal, non ospita al suo centro lo spazio destinato al bestiame, ma si presenta esticamente uguale al kraal, sia per la tipologia delle abitazioni che per come si presenta la recinzione): due fratellini di uno e tre anni, hanno perso la vita mentre tentavano di scappare dal fuoco fuori controllo di un incendio, purtroppo scegliendo di ripararsi all’interno della capanna, che è stata divorata dalle fiamme, e con essa i due piccoli. Altri otto bambini della stessa manyatta hanno avuto la stessa idea di rifugiarsi tra le “mura” di casa, con la fortuna di essere soccorsi in tempo della polizia di Moroto, a cui certamente va riconosciuto il merito di essere intervenuta prontamente con camion di acqua per smorzare l’incendio e fare il possibile per tutti gli abitanti della manyatta di Nakapelimen. La famiglia dei fratellini chiede aiuto per ricostruire la capanna, mentre continuano a pregare per le due innocenti vittime.
Chiara Carmagnoli