Il nostro Natale con i venezuelani in Perù
Anche quest’anno abbiamo voluto far Natale coi bambini migranti venezuelani (ma per il nostro desiderio di integrazione qualche “infiltrato” peruviano c’è sempre!) e per questo ci siamo riuniti nel Centro JCD la scorsa domenica 22 dicembre. Ancora pochi giorni prima eravamo un po’ preoccupati perché non avevamo sufficienti regali da consegnare, specie ai bambini per i quali in particolare era la festa. Ma come sempre “Qualcuno” grande e potente ci ha tolto dall’apprensione mandandoci persone di gran cuore!
Un giorno ci chiama Cindy, che aveva avuto contatti con noi perché paziente della nostra Irene: voleva donarci 22 paia di scarpe nuove per bambini/e. Aveva un negozio di scarpe qui a Lima, ma aveva deciso di chiudere e tornare in Venezuela: “Voglio partire facendo felici 22 bambini! Però dovete venire in fretta perché sto proprio partendo”, ha aggiunto. E ci siamo trovati davanti ai nostri occhi questa bella sorpresa!
Un altro giorno mi chiama un amico venezuelano tassista. Con voce bassa mi chiede: “Quanti saranno i bambini domenica?”. “Per ora circa 25”, rispondo. “Con mia moglie desideriamo fare una sorpresa ai bambini, ma assolutamente vogliamo mantenere l’anonimato”, mi ha intimato. E quella mattina si sono presentati con 30 confezioni di prelibati dolcetti, così squisiti che abbiamo pensato che la prossima volta li ordiniamo direttamente a loro per tutti e, tra l’altro, sviluppiamo l’imprenditoria di questa coppia! Il venerdì prima della festa, emozionata, Elsa mi manda la foto di un sacco di 10 kg di riso: “Guarda questa donazione! Me l’ha data la colombiana che fa parte della nostra corale dicendo: per i migranti!”. Insomma, il Padre stava pensando anche ai regali per gli adulti! E potremmo continuare raccontando di altri piccoli doni o gesti di benevolenza nei confronti dei bambini e non solo. Ma ciò che ha richiamato la nostra attenzione è che tutte queste donazioni vengono da parte di altri venezuelani che negli anni precedenti sono stati accompagnati e aiutati nei momenti difficili ed ora, riconoscenti, a loro volta si introducono nel circuito del “donare”.
Stavamo ancora organizzando la “scaletta” di quella domenica: giochi per i bambini, giochi fra adulti e bambini, canzoni dei piccoli, pranzo con piatti tipici natalizi venezuelani, ma sentivamo che ci mancava qualcosa che chiudesse la giornata. Proprio in quei giorni abbiamo conosciuto Emilio, che è qui da 5 anni: venuto per visitare i figli è rimasto in Perù, “costretto” dall’emergenza pandemia. Nella lunga chiacchierata vengo a sapere che è un appassionato musicista, cantante, direttore di cori e nella sua zona ne sta proprio dirigendo uno, misto anche per provenienze. Immediata la mia proposta: “Non vorreste presentarvi domenica pomeriggio e chiudere il nostro evento?”. “Lasciami parlare con il coro e ti faccio sapere”. Già il giorno dopo è arrivata la loro conferma. E tra il tripudio generale, con il Coro “Divino Niño” abbiamo chiuso la giornata.
Eravamo almeno 100 persone e nel pomeriggio si sono aggiunti appunto i 20 componenti del Coro. Una vera festa, palese già dal mattino quando in un momento si sono sparsi in sala una quarantina di palloncini vaganti per aria che hanno sprigionato gioia nei volti di piccoli e grandi. “Uno viene qui e si dimentica di tutto per una giornata, grazie!”, la cantilena di tanti andando via. Ma la gioia è più nostra, contenti di vedere tutti felici!
Silvano Roggero – Referente progetti ISP in Perù