Il Sostegno a Distanza è accoglienza
Corridoi inondati dalla fognatura, stretti e scuri, dividono le abitazioni dove vivono i nostri bambini sostenuti a distanza. Camminiamo con attenzione per non finire dentro a dei buchi profondi e per evitare che lo sporco ci infanghi le scarpe. Siamo dentro la favela situata nel quartiere São José do Belém nella città di São Paulo, in Brasile. La visita avviene proprio nei primissimi giorni del nostro viaggio e ci prepara subito alla realtà che, in tutto il Paese, in modi differenti, andremo a incontrare.
Abbiamo incrociato gli stessi bambini durante una mattinata alla ASJO (il dopo-scuola che si prende cura di ragazzi in situazione di povertà) e con loro abbiamo giocato, ballato, riso. Questa struttura è proprio un’oasi in un deserto di miseria umana. È visibile l’importanza di questo luogo sicuro e protetto… È talmente palese la differenza con la realtà quotidiana in cui vivono questi bambini che fatichiamo a riconoscerli quando li ritroviamo in casa.
Le abitazioni, sia quelle nella favela che quelle nei cortiços, sono stanze piccolissime, chiuse, senza finestre, spesso costruite una sopra l’altra a più piani. Ciò che colpisce è la promiscuità: nessuna privacy in famiglia e pochissima tra le numerose famiglie che abitano in questi luoghi.
I bambini alla ASJO ci corrono incontro, sono festosi e fanno a gara per avere la nostra attenzione. Qui sono accolti da Filipe, Padre Ivan e dai tanti volontari che si dedicano a loro con pazienza e amore e li accompagnano nella crescita grazie ad attività di recupero scolastico, di gioco e di riflessione. In casa invece sono completamente diversi, si nascondono, salutano con una mano incerta e hanno gli occhi tristi.
La riflessione è spontanea: i bambini si rendono conto di dove sono, di come sono diversi agli occhi degli altri. Sono i “bambini della favela, del cortiço”, mentre alla ASJO sono solamente “bambini”.
È nel racconto di una mamma che abbiamo la conferma di quanto intuito: un GRAZIE, spontaneo, sincero. La famiglia è di origine boliviana, arrivata in Brasile alla ricerca di una vita migliore. Lei e il marito sono sarti. Ci mostrano le tutine che confezionano per delle aziende locali e per le quali guadagnano pochi centesimi di euro a capo. Lavorano giorno e notte in un laboratorio che è anche la loro casa. La donna si commuove raccontando come la ASJO sia stata di aiuto alla sua famiglia. Il destino della figlia sarebbe stato quello di rimanere in casa tutto il giorno tra macchine da cucire, stoffe e fili o, in alternativa, per la strada. Il dopo-scuola le offre un pasto certo, la possibilità di fare i compiti scolastici e altre attività educative che influiranno positivamente nel suo futuro.
La mamma ci ringrazia, sa che noi in quel momento rappresentiamo tutti i sostenitori italiani che hanno a cuore il futuro di questi bambini… E quindi abbiamo rappresentato anche tutti voi, che credete in questo progetto e che con il Sostegno a Distanza state offrendo a questi bambini la possibilità di un futuro diverso.
Grazie al Sostegno, ogni bambino non è un “bambino di favela o di cortiço”… Grazie a voi ogni bambino è un bambino!
di Mariaclara, Anna, Edy e Matteo