Il Sostegno a Distanza è dedizione

Dourados è una città situata nello Stato del Mato Grosso do Sul e ospita la seconda etnia più grande degli indios brasiliani, i nativi Guaraní Kaiowã. Questo popolo ha subìto l’esproprio delle proprie terre fin dal tempo del colonialismo e tuttora continua la confisca ad opera dei proprietari terrieri, dei latifondisti, delle multinazionali del mais, della soia, della canna da zucchero.

La delimitazione del territorio è evidente: una strada di terra rossa divide un’area ben coltivata, quella dei “bianchi”, da una visibilmente in stato di abbandono, il mato, destinata agli indios. Questo popolo, tradizionalmente libero, abituato a vivere di caccia e pesca, mal accetta di essere confinato in terre poco produttive e per questo ancora lotta per riprendersi ciò che era suo di diritto ancestrale.

L’estrema sofferenza si nota negli occhi dei bambini che vivono in baracche, in capanne fatiscenti in mezzo al nulla, emarginati dalla società perché indios, senza prospettiva di un futuro perché la scuola nella riserva è scadente, vittime di stupri e di violenze perpetrate delle loro stesse famiglie, da padri, zii, patrigni ubriachi e senza scrupoli. Molte storie sono davvero un pugno nello stomaco!

 

 

È in questa realtà che abbiamo incontrato suor Aurora Cossu, italiana, che si dedica senza riserve a quello che è diventato il suo popolo. Tutto si realizza al Centro della Consolata, proprio alle porte della riserva: corsi di informatica e di educazione civica, lezioni di capoeira (una danza tipica), corsi di recupero scolastico o di cucito per le donne, sotto l’occhio attento e la dedizione di una psicologa e di un’infermiera. Ma, ciò che è fondamentale, è l’amore di questa suora per i bambini.

È proprio suor Aurora che, sorridendo, ci racconta questo aneddoto: “Sai mamma?” – sono le parole di un bimbo indio – “alla Consolata c’è una fata”. “Una fata?” – chiede la mamma meravigliata. “Sì, una fata vera!”. La madre, curiosa, vuole capire bene e si reca alla missione con lui, chiedendo dove fosse la fata. Di fate nessuno ne aveva sentito parlare finché il bambino, intravedendo suor Aurora in fondo alla strada, inizia a indicarla gridando: “Ecco la fata, è lei! È l’unica che non ha mai picchiato, è lei che mi abbraccia sempre, è lei che mi difende! È una fata!”.

È grazie anche ai molto sostenitori che queste persone in prima linea possono svolgere un lavoro prezioso, paziente. Le prospettive positive ci sono e sono in mano ai bambini Guaraní Kaiowã che, attraverso la scuola, l’educazione, l’attenzione e l’inclusione saranno artefici del proprio cambiamento.

di Mariaclara, Anna, Edy e Matteo