L’Africa è sempre l’Africa, almeno per chi l’ama

Africa: bella e spietata, ricca e misera, accogliente e pericolosa, fertile e deserta, natura straripante di colori e rifiuti di ogni tipo.

E gli africani… Tanti popoli in continuo cammino: si cammina per andare a scuola (anche 7 km), per andare a lavorare, per raggiungere parenti e amici, per pregare.

L’Africa fa un passo avanti e uno indietro, inchiodata alle scelte delle ricche lobby che decidono per lei, ogni giorno. Decidono il prezzo della benzina (lo stesso dell’Europa), decidono il prezzo dei prodotti di prima necessità (lo stesso dell’Europa), decidono che l’accesso alle cure costi quasi come in Europa… Peccato che il reddito pro capite sia di 2 euro al giorno. Scommettono su chi potrà sopravvivere con ancora meno del poco che possiede.

Si può ancora sperare di dare dignità a milioni di persone? Si può ancora sperare di poter cambiare un pezzetto di mondo? Insieme si può ci prova da oltre 40 anni, e allora succede che in un luogo isolato, desertico, lontano da centri abitati si possa sognare di costruire un’azienda agricola: è quello che sta succedendo a Salam Agro, nel nord del Senegal, dopo che abbiamo conosciuto Moussa Beye Abdoulaye.

Moussa, 58 anni, ha lavorato per quasi 30 anni in Italia, facendo il cameriere in ristoranti prestigiosi nella zona del Lago Maggiore. Si è subito dimostrato intelligente, intraprendente, rispettoso, e un grande comunicatore. Parla francese, ha imparato in poco tempo l’italiano, discretamente il tedesco e l’inglese. In Italia guadagnava bene e ha fatto la scelta di lasciare la sua famiglia in Senegal, pensando che da noi la vita sarebbe stata molto cara mentre con i risparmi i suoi 5 figli avrebbero potuto studiare.

Dal 1998 non ha mai pagato l’affitto perché una famiglia presso la quale lavorava lo ha ospitato in un appartamento di proprietà, dimostrando massima fiducia e amicizia. Ma con il sopraggiungere del Covid, i ristoranti chiusi, vedendo preclusa ogni possibilità di lavoro ha pensato che forse era arrivato il momento di rientrare nel suo amato Senegal: in fondo aveva passato più anni in Italia che al suo Paese, dove rientrava per le ferie due volte l’anno, per poche settimane; non aveva visto nascere i suoi figli, né sentito pronunciare le prime parole, mai accompagnati a scuola.

Ed è in questa circostanza che Moussa ha chiesto un aiuto al nostro Gruppo, ma soprattutto ha chiesto un nostro parere su un progetto che aveva in mente. Voleva realizzare qualcosa in Senegal che potesse avere una ricaduta per la sua gente, voleva restituire ciò che aveva ricevuto in Italia pur a fronte di tanti sacrifici e rinunce. Moussa possiede, con il fratello Hassan, un grande terreno a Ker Momar Sar nella zona di Saint-Louis, l’antica capitale del Senegal, e avrebbe voluto realizzare un’azienda agricola, coltivando ortaggi e facendo lavorare la gente dei villaggi vicini. Il terreno confina con il Lac de Guers (che significa “lago generoso”), da dove si può attingere tutta l’acqua necessaria. È stato studiato il terreno, realizzato un progetto dal nostro agronomo Sandro Paoli, volontario di ISP, e stabiliti i costi iniziali. Con un consistente contributo dalla sede di Belluno e dal nostro Gruppo ISP del Vergante è iniziata questa nuova avventura, ed è nata l’azienda agricola “Salam Agro”.

La visita che abbiamo fatto in questi giorni ci ha consentito di vedere con i nostri occhi la realizzazione di un progetto che quando sarà sviluppato al 100% darà lavoro ad un centinaio di persone. È stata fatta la bonifica di tutto il terreno che era completamente invaso dalla plastica, una presenza pericolosa e inquinante oramai diffusa in tutta l’Africa. Al momento il territorio coltivato rappresenta il 30% perché bisogna procedere per gradi a causa degli alti costi iniziali: l’impianto di irrigazione, i pannelli solari, la recinzione, l’acquisto di attrezzatura (camion, trattori, seminatrici…), la costruzione di una casa per ospitare i lavoratori fissi che arrivano da villaggi lontani e lo stesso Moussa, che abita a circa 50 km di distanza.

Ora in azienda si producono pomodori, melanzane, cipolle, gombo. Bisognerà diversificare le colture seminando anche arachidi, mais, miglio e piantumando alberi da frutto, ad esempio limoni che hanno un mercato in espansione. Moussa ha bisogno ancora di un importante aiuto per realizzare la seconda parte del progetto, che gli permetterebbe con i costi odierni di triplicare la produzione ammortizzando i costi per i macchinari.

Nei giorni trascorsi a “Salam Agro” abbiamo incontrato i 5 dipendenti fissi: due agronomi, un meccanico, un addetto alla raccolta, un ragioniere e decine e decine di donne che arrivano dai villaggi per raccogliere i prodotti. Alcune di loro si fermano a mangiare nella cucina comune, per una scelta di aggregazione che vuole andare oltre al rapporto di lavoro. Con le mamme arrivano anche i bimbi, nel campo si sente cantare, si vede un neonato che succhia al seno della mamma, una bambina di 8-10 anni con un cesto di pomodori in mano e il fratellino sulla schiena, un’altra stanca ma sorridente che cerca un po’ di riparo dalla grande calura. Si lavora dalle 6 alle 12, 9 mesi su 12 la temperatura raggiunge i 40°C e oltre.

La nota dolente: i bambini non vanno a scuola. Si calcola che nei dintorni ci siano circa 300-400 bambini in età scolare, la scuola più vicina è a circa 15 km e per i bimbi, pur abituati a camminare, è davvero troppo distante. In Senegal la scuola è obbligatoria, ma dove non c’è i bambini rimangono analfabeti.

Sogno la scuola “Salam Agro” e chissà che non possa diventare una realtà come l’azienda agricola per la quale nessuno voleva investire: ma ancora una volta si è voluto dare fiducia e credere che insieme si può costruire un mondo migliore.

Vivendo per diversi giorni a stretto contatto con Moussa, abbiamo scoperto il motivo che lo spinge ad essere tanto vicino alla sua gente e al suo Paese. È un baye fall, che significa in lingua wolof “padre”. Egli mantiene la tradizione tramandata dai suoi avi, che consiste nel vivere un amore universale, nel lavoro della terra, nel rifiuto della violenza, nella solidarietà verso gli altri mettendo a disposizione i propri beni, parte del tempo e del denaro, che viene gestito in un’unica cassa comune. Moussa lo ha dimostrato accogliendo – nella sua già numerosa famiglia – persone che sono in difficoltà: alla sera, dopo la cena, si raduna in cortile chi non ha nulla da mangiare e viene loro distribuito un piatto di cibo, dell’acqua e si scambia qualche chiacchiera, raccogliendo le confidenze e le richieste di aiuto.

Ancora una volta ritorno dall’Africa con tanti sogni nel cassetto, con tante cose da imparare più che da insegnare, ma con la certezza che la mia vita avrà un senso solo se l’avrò vissuta in pienezza, qui a Massino Visconti come in Senegal, a 4.000 km di distanza, dove vivono uomini e donne con le mie stesse aspirazioni, con il mio stesso desiderio di cambiare in meglio la nostra casa comune: il Mondo.

Massino Visconti (NO), 11 marzo 2025

Franca De Poi – Responsabile Gruppo ISP Vergante
(racconto dal viaggio in Senegal condiviso con mio marito Antonio, Elena e Antonella)