“Ma l’Uganda di che colore è?” Il racconto di Sara
È già tempo di racconti. Racconto. Anzi no, raccontiamo. Io e te. Insieme. Proprio a te pensavo nel viaggio di ritorno da Moroto a Kampala.
10 ore di macchina durante le quali si riavvolge il nastro del mio Natale in Karamoja.
Tutto sembra scorrere veloce ma in realtà c’è tempo, tempo per gustare a pieno la magia di ciò che si trasforma: le immagini diventano ricordi, gli sguardi diventano emozioni, le parole diventano conoscenza e i gesti diventano legami. In questo turbinio di sensazioni, mentre il paesaggio fuori dal finestrino muta inesorabilmente, sorrido, e mi sorge un interrogativo curioso che ora posso farti “ma l’Uganda di che colore è???”
È il giallo del sole, danza armonica di tutte le giornate. Dall’alba al tramonto porta con te la curiosità del buon esploratore, ogni angolo di mondo merita di essere visto, ogni scena di vita quotidiana genera emozioni uniche, ma serve guardare un po’ più in là, non fermarsi all’apparenza. Per questo unisci alla curiosità del vedere anche quella del sapere, e come dice Luana “chiedi, non aspettare che qualcuno ti spieghi”, ogni racconto lascia qualcosa su cui riflettere.
Giallo è il calore di una terra accogliente e ospitale, che ti regala ogni giorno mille sorrisi, saluti, abbracci, carezze, strette di mano, a volte così inspiegabilmente spontanei e sinceri da lasciarti disarmato, senza parole. E muto, senza “armi”, puoi fare solo una cosa, la più semplice al mondo ma di valore unico: ricambiare con la stessa spontaneità e sincerità ,sorrisi, saluti, abbracci, carezze e strette di mano.
Giallo è il colore delle taniche con cui si attinge l’acqua. E’ il senso di impotenza che ti lascia averne trasporta una da 25lt fino alla casa di un bambino che forse di Kg ne pesa appena 30, e sapere di averlo fatto per lui solo una volta nella giornata e solo un giorno della sua vita.
È il rosso del cuore, il miglior bagaglio a mano. Non lasciarlo a casa, portalo con te, e non tenerlo chiuso sotto chiave, non c’è pericolo prenda freddo. Spalanca le porte del tuo cuore senza remore e titubanze, un passo del Vangelo dice “è dando che si riceve”, per cui impegnati ogni giorno nel donare la parte più vera e migliore di te. Scoprirai così che i bambini di tutto il mondo sono uguali, identici ai tuoi cuginetti e alle miei nipoti, rispondono tutti ad un’unica lingua, quella dell’amore. Non importa quindi se non ci sono Pampers, fazzoletti e salviettine, se mentre si gioca le bolle di sapone non riescono, la filastrocca è in tedesco, e la ninna nanna scout è stonata, l’importante è come lo fai, il valore sta nel saperci (e volerci) mettere il cuore, proprio come fossero figli tuoi.
È l’azzurro dell’acqua, linfa di vita. Vitale ed essenziale è la voglia di mettersi in gioco, non ci sono effetti collaterali, l’unico rischio è non farlo. È vero, come dice Ale “ne sono passati tanti”, ma nel “passare” ognuno può decidere se essere semplice spettatore oppure piccolo protagonista. La prima opzione purtroppo non la conosco, ma la seconda di certo non delude! Dai il tuo tocco personale a tutte le occasioni di incontro, conoscenza e servizio che si presenteranno, perché la vera bellezza del Karamoja sta nel fatto che non vali per ciò che hai, ma per quello che sei.
È il bianco colore della tua pelle. Non dimenticarlo! Sii intelligente nell’agire nel rispetto di un paese con cultura, abitudini e stile di vita diversi dal tuo, perché il Muzungu non passa mai inosservato, ovunque va, qualunque cosa fa. “Muzungu how are you” è il jingle affettuoso e quotidiano che non ti fa mai sentire solo.
È il nero della forza e della determinazione dei tanti testimoni di vita e di fede conosciuti. Il nero non li discrimina, anzi li onora, loro che con coraggio ogni giorno scelgono di essere al fianco di un popolo che, dopo anni di guerra, può e vuole pensare ad un futuro. Il cammino è lungo e difficoltoso, ma come ogni camminatore sa, è solo alla fine della salita che si apprezza il panorama in vetta.
Grazie quindi per il loro instancabile impegno a suor Maria, padre Aldo, Luana, Ale, Marco, alle Charity Sisters e a tutti quelli di cui non ricordo il nome, ma ricordo i volti e soprattutto i racconti.
Proprio i racconti son stati la perla preziosa del mio viaggio, forse troppo breve e sedentario per vedere e conoscere tutto, ma grazie alle esperienze degli altri si può imparare molto di più. Li ricorderò tutti, quelli logorroici fino a notte fonda, quelli difficili per il mio pessimo inglese, e quelli brevissimi ma intensi. Tutti hanno avuto la forza dirompente di entrare dalle orecchie, per poi conquistare un posto nel mio scrigno segreto, quello delle esperienze che lasciano un segno indelebile. Grazie.
E infine è il verde dei germogli che nascono in Karamoja. Sono germogli speciali, non nascono per rimanere in Uganda ma per essere portati in Italia e trapiantati nei cuori di quanti avranno la sensibilità e l’interesse per accogliergli e prendersene cura. I care. E’ un impegno, è una promessa. Può non essere facile, ma nel provare a fare il bene la scommessa è sempre vincente, quindi proviamoci! Insieme!
Sorry, ho risposto prima io di te, anzi ho risposto per te, per te che stai partendo. Questo è il mio regalo, il mio testimone: ti auguro di sognare e vivere un’ Uganda arcobaleno!!! Buon viaggio.
Sara