Terzo viaggio umanitario in Ucraina
Con il rientro in Italia domenica 22 ottobre si è conclusa anche la terza missione umanitaria di “Insieme si può…” in Ucraina, che aveva avuto inizio a Udine martedì 17 ottobre alle 5 del mattino: con l’amico Giovanni Abriola, abbiamo portato a Kiev un furgone carico di attrezzatura ortopedica. Dopo 1.200 chilometri, passando attraverso l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia, abbiamo dormito in un hotel situato a ridosso del confine con l’Ucraina. Il giorno successivo, superata – non senza difficoltà – la frontiera, abbiamo proseguito per la capitale Kiev, che abbiamo raggiunto alle 8 di sera. La nostra meta era la Parrocchia dove opera Padre Pavlo Vyshkovskyi, un missionario ucraino che “Insieme si può…” conosce e aiuta da molti anni.
Se nei due viaggi precedenti il carico era costituito soprattutto da generatori elettrici, coperte, scarpe, viveri, questa volta il furgone era strapieno di attrezzatura per allestire (nei sotterranei della chiesa) un centro di riabilitazione e fisioterapia per le numerosissime vittime della guerra. Oltre a questo c’erano anche 5 carrozzine elettriche (3 delle quali assegnate da Padre Pavlo già il giorno successivo ad altrettanti invalidi), 5 carrozzine normali, una trentina di stampelle e 4 generatori elettrici. Il valore della merce trasportata è valutabile in oltre 25.000 euro.
Rispetto ai viaggi precedenti, abbiamo trovato una situazione più tranquilla dal punto di vista dell’invio di missili sulla capitale e poi sulla città di Leopoli, dove abbiamo fatto tappa al rientro; a dire il vero durante la prima notte le sirene di allarme hanno suonato a mezzanotte ma noi, troppo stanchi del viaggio, neppure le abbiamo sentite. Le notizie dal fronte, invece, sono terribili: Padre Pavlo ci ha detto che i soldati morti quotidianamente sono più di 1.000 da entrambe le parti. Solo nella sua parrocchia lui ha celebrato i funerali di 7 giovani negli ultimi 4 mesi. Inoltre sono numerosissimi coloro che ritornano dal fronte menomati nel corpo e nello spirito. Nella popolazione, oltre all’odio verso i russi, cresce anche la rassegnazione per una guerra che tutti pensano sarà ancora molto lunga. E come in tutte le guerre a pagare il prezzo più alto sono sempre i più poveri, quelli che non hanno possibilità di scappare dalla prima linea dei combattimenti, quelli che non riescono a comperare neppure il necessario per vivere.
A Padre Pavlo abbiamo promesso che continueremo a sostenere il suo impegno a favore delle vittime: in primis i lavori molto costosi di allestimento del centro riabilitativo, e poi anche le attività di assistenza ai poveri della città di Kiev e dintorni, dove due volte alla settimana viene distribuito un pasto caldo a circa 300 persone che con 50 euro di pensione al mese non riescono a mangiare a sufficienza.
P.S. Come nelle precedenti occasioni, passare la frontiera tra Ucraina e Ungheria è stata un’avventura, anche perché nessuno dei doganieri sapeva una parola d’inglese. Giovanni ha addirittura rischiato di non uscire perché risultava che nel nostro primo viaggio, nel dicembre scorso, non avevamo fatto uscire il furgone da noi usato all’entrata! Una vera e propria follia burocratica risolta, almeno al momento, grazie a una telefonata dell’ex Console italiano di Leopoli, ma che ci obbligherà a intervenire entro il 21 dicembre con un avvocato locale per cancellare il suo nome dallo schedario della polizia ucraina, che al momento lo segnala come “trafficante di pulmini”…
Piergiorgio Da Rold